Nel bollettino Bce c’è un allarme per l’Italia

Violetta Silvestri

08/02/2024

Il bollettino Bce ha evidenziato che le imprese in Italia sono in difficoltà. Perché c’è un allarme sul nostro Paese? Cosa ha pubblicato il documento della banca centrale?

Nel bollettino Bce c’è un allarme per l’Italia

Il bollettino Bce ha confermato il tono cauto su tassi, crescita e inflazione dell’Eurozona senza rilevanti novità rispetto a quanto deciso nella riunione dello scorso 25 gennaio.

Il riferimento a “tassi elevati più a lungo” è emerso con chiarezza e nella sintesi del documento si legge che “le decisioni future del Consiglio direttivo assicureranno che i tassi di riferimento siano fissati su livelli sufficientemente restrittivi finché sarà necessario”.

Inoltre, l’economia della regione euro è vista stagnante a fine 2023 e debole anche nel breve-medio periodo, mentre sull’inflazione le valutazioni sono più ottimistiche. I prezzi sono in calo, pur con pressioni interne in aumento a causa delle retribuzioni che sono salite. I riflettori restano accesi sulle dinamiche geopolitiche che rappresentano rischi al rialzo per l’inflazione.

Il bollettino Bce ha anche lanciato un allarme per l’Italia, con un approfondimento sulla vulnerabilità delle aziende nel quale il nostro Paese spicca - insieme alla Germania- come quello più colpito.

Bollettino Bce: Italia in allarme sulle imprese

In una indagine di SAFE riportata sul bollettino Bce è emerso che l’Italia possiede la quota maggiore di imprese vulnerabili nelle quattro economie più grandi dell’Eurozona (insieme alla Germania).

Innanzitutto occorre specificare che “un’impresa è considerata vulnerabile se, negli ultimi sei mesi, segnala contemporaneamente un calo del fatturato, una diminuzione degli utili, una maggiore spesa per interessi e un rapporto tra il debito e le attività più elevato o invariato”, come evidenziato dagli analisti.

La vulnerabilità delle imprese è aumentata dalla seconda metà del 2022 in poi, con fallimenti aziendali in preoccupante crescita nel 2023. Secondo la rilevazione, infatti, nel secondo e terzo trimestre dello scorso anno “l’indice delle dichiarazioni di fallimento ha superato i livelli precedenti la pandemia, raggiungendo il livello più elevato dal 2015, quando l’indice
è stato reso disponibile per la prima volta”
.

Pur precisando che ogni azienda è inserita in un contesto legislativo nazionale diverso, l’andamento generale è comunque allarmante per il sistema delle imprese dell’Eurozona. Il fatto che il numero di procedure fallimentari si sia impennato si traduce in uno stato di malessere delle attività imprenditoriali.

In termini numerici, nel secondo e terzo trimestre 2023 la quota di imprese vulnerabili presenti nell’indagine SAFE ha raggiunto il 9% rispetto al precedente 6%. Nel periodo in esame la vulnerabilità è cresciuta soprattutto per le imprese
dell’industria, delle costruzioni e del commercio e per le grandi aziende rispetto alle piccole e medie.

L’Italia ha evidenziato una quota del 9% di aziende vulnerabili e la percentuale, uguale a quella della Germania, è la più alta
tre le quattro economie più grandi della regione, come spicca dal grafico del bollettino Bce:

Vulnerabilità imprese Eurozona Vulnerabilità imprese Eurozona analisi sul secondo e terzo trimestre 2023

L’indagine ha allertato inoltre sull’aumento dei tassi di interesse da parte della Bce, che incide più di altri fattori sui bilanci delle aziende che devono onorare debiti contratti per investimenti. L’allarme è anche sui crediti deteriorati: “l’indagine mostra che la quota di imprese vulnerabili con crediti deteriorati aumenta, arrivando, in media, fino al 13 per cento un anno dopo che l’impresa è stata identificata come vulnerabile”.

I rischi per le aziende europee, e italiane nello specifico, rimangono quindi elevati nei prossimi mesi.

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# Bce
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