Modulo detrazioni all’azienda, quando va presentato?

Paolo Ballanti

24 Gennaio 2023 - 16:50

Il modulo D23 ha l’obiettivo di regolare la tassazione che il datore di lavoro deve applicare in busta paga in termini di Irpef, bonus 100 euro e detrazioni. In quali casi è necessario presentarlo?

Modulo detrazioni all’azienda, quando va presentato?

Il decreto del presidente della Repubblica del 29 settembre 1973 numero 600 disciplina come devono essere effettuate le ritenute da parte dei datori di lavoro sui redditi di lavoro dipendente liquidati in busta paga.

Il cuore della regolamentazione fiscale è contenuto nell’articolo 23 «Ritenute sui redditi di lavoro dipendente» con cui si dispone che i datori (in qualità di sostituti d’imposta) devono operare, all’atto del pagamento, una ritenuta a titolo di acconto dell’imposta sul reddito delle persone fisiche (Irpef).

Il calcolo dell’Irpef dovuta dal dipendente tiene conto di molteplici fattori:

  • il reddito imponibile ai fini fiscali;
  • l’aliquota da applicare sul reddito;
  • le detrazioni che abbattono l’Irpef lorda;

oltre al bonus che si aggiunge al netto in busta paga.

Per facilitare l’attività del datore di lavoro, la normativa prevede una serie di automatismi, come il calcolo delle ritenute in base al solo reddito che l’azienda eroga.

In deroga agli automatismi citati, il lavoratore può chiedere una serie di variazioni, da comunicarsi con un modulo detto «modulo detrazioni» o «modulo D23» dal numero dell’articolo che disciplina le ritenute sui redditi di lavoro dipendente.

Di norma il modulo D23 dev’essere consegnato al datore di lavoro all’inizio del rapporto di lavoro, nel caso in cui siano necessarie variazioni successive o, da ultimo, all’inizio dell’anno, soprattutto per comunicare redditi ulteriori rispetto a quelli erogati dall’azienda.

Analizziamo in dettaglio le ipotesi in cui è necessario presentare il modulo detrazioni.

Deroghe al pagamento automatico del bonus Irpef

Il modulo detrazioni può essere utilizzato dal contribuente per comunicare al sostituto d’imposta (datore di lavoro) l’intenzione di:

  • ricevere il bonus Irpef soltanto in sede di conguaglio di fine anno/fine rapporto quando sarà noto il reddito effettivo del periodo;
  • rinunciare completamente al bonus Irpef (in queste ipotesi resta comunque aperta la possibilità di ottenere la somma in dichiarazione dei redditi).

Il lavoratore potrebbe inoltre segnalare, sempre in tema di bonus Irpef, redditi ulteriori a quelli erogati dall’azienda, da considerare ai fini della spettanza o meno della somma in questione.

Chiedere l’applicazione di un’aliquota Irpef più elevata

Il datore di lavoro, per legge, calcola l’Irpef da trattenere al dipendente in base ai redditi dallo stesso erogati. Nel caso in cui il contribuente riceva somme diverse da quelle da lavoro dipendente, può chiedere all’azienda di calcolare le trattenute fiscali applicando una determinata aliquota percentuale, più elevata.

Quest’ultima è ottenuta dal contribuente considerando il reddito complessivo (ipotetico) che riceverà nell’anno.

La richiesta di applicazione di un’aliquota fissa, in deroga a quella automaticamente applicata dal datore di lavoro, dev’essere espressa nel modello detrazioni.

Il lavoratore ha la possibilità di scegliere tra l’applicazione di un’aliquota fissa:

  • nelle singole buste paga, ma non in sede di conguaglio di fine anno/fine rapporto;
  • nelle singole buste paga e anche in sede di conguaglio di fine anno/fine rapporto.

Comunicare redditi aggiuntivi per il calcolo delle detrazioni o del bonus Irpef

Le detrazioni da lavoro dipendente, per carichi di famiglia, oltre al bonus Irpef, vengono calcolate in funzione del reddito complessivo del contribuente.

Dal momento che l’azienda, in assenza di disposizioni contrarie, è tenuta a riconoscere gli importi citati in base al reddito dalla stessa erogato, il dipendente può comunicare, all’interno del modulo detrazioni, l’ammontare presunto delle somme aggiuntive quelle da lavoro.

In questo modo è possibile ottenere un calcolo di detrazioni e bonus il più possibile aderente alla realtà.

Rinunciare alle detrazioni da lavoro dipendente

Il datore di lavoro, in assenza di disposizioni contrarie, è tenuto a riconoscere le detrazioni da lavoro dipendente.

Nelle ipotesi, ad esempio, di dipendenti che:

è opportuno, al fine di evitare brutte sorprese in sede di dichiarazione dei redditi, di rinunciare all’applicazione delle detrazioni da lavoro dipendente.

La rinuncia dev’essere comunicata all’azienda compilando il modulo detrazioni.

Chiedere l’applicazione delle detrazioni per carichi di famiglia

In presenza di familiari a carico, il contribuente ha diritto a una riduzione dell’Irpef dovuta, quantificata in misura forfetaria in funzione del reddito complessivo del contribuente stesso.

I familiari per i quali spettano teoricamente le detrazioni sono:

  • coniuge o parte dell’unione civile;
  • figli di età pari o superiore a ventuno anni (compresi i figli naturali riconosciuti, i figli adottivi o affidati) a prescindere dalla residenza in Italia o all’estero, dalla convivenza con i genitori e dall’eventuale circostanza che il figlio sia portatore di handicap.

Inoltre, se conviventi (ovvero se percepiscono assegni alimentari volontari, non risultanti da provvedimenti dell’autorità giudiziaria, da ripartire tra coloro che hanno diritto alla deduzione) possono essere considerati familiari ai fini delle detrazioni:

  • genitori (compresi i genitori naturali e quelli adottivi);
  • nonni (anche naturali);
  • discendenti dei figli (nipoti);
  • fratelli e sorelle (anche unilaterali);
  • suoceri, nuore e generi.

Per essere considerati a carico, inoltre, è necessario che il reddito personale non superi i 2.840,51 euro al lordo degli oneri deducibili. Per i figli di età non superiore a 24 anni il limite aumenta a 4 mila euro.

La richiesta di detrazioni per figli a carico dev’essere trasmessa all’azienda con il modulo in parola, indicando:

  • relazione di parentela;
  • codice fiscale;
  • cognome e nome;
  • percentuale di ripartizione della detrazione tra i genitori (al 50%) o attribuzione della detrazione a un solo genitore (100%);
  • indicazione del mese di decorrenza delle detrazioni.

Chiedere il conguaglio di fine anno a un solo datore di lavoro

I datori di lavoro, alla fine dell’anno, determinano, in base ai redditi complessivamente erogati al lavoratore, le ritenute Irpef effettivamente dovute.

L’operazione in questione, detta anche conguaglio di fine anno, può generare:

  • un rimborso per il lavoratore, se le ritenute fiscali anticipate nei singoli mesi dell’anno sono state superiori all’Irpef effettivamente dovuta;
  • una trattenuta per il dipendente, se l’Irpef anticipata è inferiore a quella realmente dovuta.

Se il lavoratore interessato ha avuto un precedente rapporto di lavoro, interrottosi, il secondo datore di lavoro ha effettuato la stessa operazione, ma considerando solo i redditi dallo stesso erogati.

In queste circostanze è possibile richiedere alla nuova azienda di considerare anche quanto percepito nel corso del rapporto precedente, al fine di ottenere un conguaglio unico di fine anno.

La domanda in questione dev’essere indirizzata al datore di lavoro con il modulo detrazioni, presentando altresì la Certificazione unica rilasciata dalla precedente azienda.

Variazioni rispetto alla situazione precedente

Tutte le variazioni appena citate, da comunicarsi con il modulo detrazioni, devono essere applicate dall’azienda a tempo indeterminato sino a quando il dipendente non segnalerà un’ulteriore modifica della propria situazione fiscale.

Un esempio sono quanti rinunciano alle detrazioni da lavoro dipendente per un’annualità, salvo poi richiederle per quella successiva.

Come intuibile, anche nelle ipotesi in parola le modifiche devono essere comunicate all’azienda con il modulo detrazioni.

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