Mercati tremano per questi 3 rischi. Attenzione alla prossima settimana

Violetta Silvestri

16/09/2023

La prossima settimana si preannuncia cruciale per i mercati, con 3 minacce alla stabilità finanziaria ed economica. Cosa sta per accadere, con Fed e PMI in primo piano.

Mercati tremano per questi 3 rischi. Attenzione alla prossima settimana

Mercati sotto assedio la prossima settimana: 3 gruppi di eventi economici possono trasformarsi in rischi di instabilità e nuove scosse.

Sotto i riflettori, infatti, ci sono banche centrali del calibro di Federal Reserve e Bank of England, ma anche altre di Nord Europa e Paesi emergenti. Le decisioni sui tassi di interesse stanno diventando cruciali per gli equilibri economici mondiali e la scelta di ogni nazione può diventare un segnale di instabilità pronto a scuotere l’intero sistema finanziario globale.

Dopo la decisione Bce di aumentare ancora i tassi di interesse, scatenando preoccupazione e critiche in diversi Paesi europei, una Fed anch’essa aggressiva potrebbe significare che ci saranno ancora tempi difficili per la ripresa.

Inoltre, gli investitori guardano con timore e interesse anche al Giappone, alla Turchia e ai dati in uscita sui PMI europei. Quanto è grave il rallentamento economico del vecchio continente? La risposta a questa e ad altre domande potrebbe arrivare, non senza sussulti, la prossima settimana. 3 i rischi per la stabilità.

1. La Fed va in scena

In quanto banca centrale più importante e osservata al mondo, la Fed in riunione i prossimi 19 e 20 settembre è la protagonista indiscussa dei mercati.

Si prevede che la Fed lascerà il suo tasso chiave in un range del 5,25-5,50% quando concluderà la riunione di mercoledì. Gli ultimi dati sull’inflazione sono stati leggermente più forti del previsto, ma ciò non sembra spingere abbastanza per un imminente aumento dei tassi.

Che si tratti degli Stati Uniti o dell’Europa, gli investitori sospettano che questo ciclo globale di inasprimento dei tassi sia prossimo alla fine. Ciò non significa che le preoccupazioni per un’inflazione potenzialmente vischiosa manterranno i tassi più alti più a lungo. E un tono aggressivo da parte del capo della Fed Jerome Powell potrebbe mantenere elevati i rendimenti dei titoli del Tesoro, attenuando ulteriormente il fascino delle azioni ma sostenendo il dollaro.

2. Quanto è debole la crescita in Europa

Con la Bce che ha peggiorato le previsioni di crescita dell’Eurozona, i dati PMI in arrivo saranno molto importanti. Il vecchio continente va verso la recessione?

Il settore dei servizi è entrato in contrazione per la prima volta quest’anno, aggiungendosi ai 13 mesi consecutivi di debolezza dell’attività manifatturiera. Una lettura inferiore a 50 non indica un disastro, ma la flessione è stata molto più profonda di quanto molti si aspettassero. Ha suonato come un campanello d’allarme, facendo scendere fino all’1% sull’euro a un certo punto del giorno del rilascio.

Gli economisti ritengono che una recessione nella zona euro stia rapidamente diventando inevitabile, soprattutto a causa del deterioramento dell’attività economica.

C’è speranza, tuttavia, che il settore industriale possa aver superato la fase peggiore della recessione, e i sondaggi flash del Purchasing Manager Index del 22 settembre potrebbero confermarlo. Tuttavia con i consumatori che risentono degli alti tassi di interesse e dell’inflazione, la ripresa nel settore dei servizi europeo potrebbe essere una prospettiva più lontana.

3. Banche centrali del mondo in primo piano

La settimana prossima non sarà solo segnata dalla riunione della Fed. Saranno giorni molto importanti con tante banche centrali di varie parti del mondo che si riuniscono.

Le decisioni sui tassi di interesse nel Regno Unito, in Scandinavia e in Svizzera forniranno indizi sulla capacità di queste economie del Nord Europa di sopportare un’ulteriore stretta monetaria.

Si prevede che la Riksbank svedese aumenti di 25 punti base al 4%, nonostante la crescente sofferenza economica dovuta alla contrazione della produzione, una valuta debole e un’inflazione superiore al target nonostante un calo al 4,7% in agosto.

Sempre giovedì, la Banca d’Inghilterra dovrebbe alzare i tassi per la quindicesima riunione consecutiva, portando i costi di finanziamento di riferimento al 5,5%. Anche se l’inflazione complessiva scende di pari passo con il calo dei prezzi delle case, una significativa minoranza di economisti prevede un ulteriore aumento quest’anno.

Si prevede inoltre che la banca centrale norvegese aumenti i costi di finanziamento di riferimento, dopo un aumento di 25 punti base in agosto al 4% . Le scommesse del mercato monetario sul fatto che la Svizzera aumenterà o manterrà il tasso dell’1,75% sono equamente divise.

Attenzione anche ai Paesi emergenti. Gran parte dell’America Latina, che ha registrato aumenti dei tassi rapidi e consistenti nell’ultimo ciclo di inasprimento, è ora saldamente in modalità di allentamento. Si prevede che i politici brasiliani manterranno l’impegno di tagliare 50 punti base a riunione per ridurre il benchmark attualmente al 13,25%.

Diverso è il discorso per la banca centrale turca, per la quale l’unica via da seguire è l’aumento. Nel tentativo di riportare la politica monetaria su un binario ortodosso dopo anni in cui il presidente Tayyip Erdogan ha spinto per tassi più bassi nonostante l’impennata dell’inflazione, gli analisti prevedono che i politici innalzeranno il benchmark al 35% entro la fine dell’anno dall’attuale 25%.

Il Sudafrica manterrà i tassi stabili all’8,25% nelle previsioni per frenare l’impatto dell’inflazione dei prezzi del carburante.

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