Soldi dai paradisi fiscali e investimenti poco chiari: i lati oscuri del calcio italiano

Alessandro Cipolla

20/07/2017

Soldi provenienti dalle Isole Vergini Britanniche, sospetti di riciclaggio e fallimenti societari: ecco tutti i lati oscuri finanziari del calcio italiano.

Soldi dai paradisi fiscali e investimenti poco chiari: i lati oscuri del calcio italiano

Le finanze del calcio italiano continuano a celare più di un lato oscuro. Tanti sono i fatti, anche di recente attualità, che fanno sorgere più di un dubbio circa la gestione economica di diversi club del nostro campionato.

Il fallimento del Parma, le indagini sulla vendita dei diritti televisivi, il per certi versi misterioso closing del Milan, la farsa Baccaglini a Palermo e di Lady Essien a Como sono soltanto gli episodi più rilevanti degli ultimi mesi.

I recenti dubbi sollevati in Cina poi sull’acquisto dell’Inter da parte del colosso Suning e i complessi giri di società dietro la trattative per la cessione del Genoa, contribuiscono poi ad aumentare questo alone di opacità.

La domanda che sorge spontanea è quindi la seguente: perché c’è il susseguirsi di tutti questi sospetti riguardanti la gestione finanziaria di molti club? Il dubbio di molti è che il nostro calcio sia in qualche modo più “appetibile” rispetto ad altri campionati agli occhi di chi ha intenzioni poco serie, fatto che sarebbe dovuto soprattutto a causa delle regole poco chiare.

Il lato oscuro del nostro calcio

Dopo anni di relativa tranquillità, il fallimento del Parma nell’estate del 2015 ha fatto nuovamente emergere tutte le contraddizioni legate alla gestione finanziaria di alcune delle squadre del nostro calcio.

In verità quello dei ducali è stato soltanto il caso più eclatante, visto che ogni anno fallivano decine di squadre professioniste, soprattutto di Serie C. Ultimo esempio è quello del Latina, società che lo scorso anno ha preso parte al campionato cadetto retrocedendo, ma anche squadre come Mantova, Messina e Como tra le altre non sono riuscite ad iscriversi.

Emblematico il caso dei lariani. Dopo un lungo periodo di incertezza, il Como a marzo 2017 viene acquistato all’asta fallimentare da una società misteriosa intestata ad Akosua Puni, moglie dell’ex calciatore del Milan Michael Essien.

Il risultato è che la nuova società non mantiene fede a nessun impegno di pagamento preso, con il club che neanche viene affiliato alla Figc. Inevitabile quindi lo scorso giugno il definitivo nuovo fallimento.

Un film questo già visto più volte purtroppo. Così come è avvenuto con l’avvento di Manenti a Parma, squadre in difficoltà vengono cedute in primavera a personaggi contraddittori, che puntualmente traghettano la società verso il fallimento non effettuando nessun pagamento.

In molti poi pensavano che questo copione si sarebbe ripetuto anche a Palermo con la trattativa per la cessione delle quote a Paul Baccaglini. Alla fine però i soldi, come era prevedibile, non sono arrivati e Zamparini così si sta continuando a guardarsi intorno per cedere il club rosanero.

Altro caso poi è quello relativo al Milan. Nonostante il lieto fine della cessione, rimangono comunque ancora molti dubbi legati al closing. La provenienza dei fondi di Yonghong Li e la convenienza dell’intera operazione infatti lascia sempre un po’ perplessi.

I casi Inter e Genoa

Durante la trattativa per la cessione del Milan, in molti facevano paragoni con l’operazione di acquisto dell’Inter da parte di Suning. Il colosso cinese comunque ha scopi ben diversi rispetto a Yonghong Li: entrare nel business del calcio europeo e far conoscere il proprio marchio tramite il brand Inter.

Qualche giorno fa però Yin Zhongli, importante ricercatore accademico cinese, ha espresso dei dubbi in diretta TV sull’operazione di acquisto messa in atto da Suning, sollevando anche l’ipotesi del riciclaggio.

Nonostante la netta smentita della nuova proprietà dell’Inter, queste esternazioni non hanno evitato a Suning un forte crollo in Borsa. In fin dei conti però l’operato del gruppo di Nanchino finora è sembrato molto serio e ponderato.

Situazione diversa invece per quanto riguarda il Genoa. Dopo anni di voci e smentite infatti, questa volta il patron Enrico Preziosi sarebbe molto vicino alla cessione della maggioranza del club rossoblù.

Ad essere vicino all’acquisto del grifone è Giulio Gallazzi, un consulente finanziario a capo della Sri Group e facente parte del consiglio di amministrazione della Carige. Come presidente poi starebbe pensando all’ex banchiere Beniamino Anselmi.

Sul piatto per l’acquisto del Genoa ci sarebbe un’offerta da 120 milioni compresa la massa debitoria del club. Gallazzi poi lo scorso 9 giugno ha anche creato la Gcfc Capital Limited, con sede a Londra, per portare a termine l’operazione.

Il problema però è quello di trovare i fondi necessari per rilevare il club. Per questo Gallazzi si è rivolto a due società: la Erskine Capital, specializzata nel settore dell’intrattenimento, e la Hamilton Venture che è una merchant bank.

Chi si dovrebbe far carico dell’esborso economico sarebbe dunque la Hamilton Venture, che è controllata da Gustavo Perrotta tramite una società con sede alle Isole Vergini Britanniche.

Così come nel caso del closing del Milan tornano in ballo quindi le Isole Vergini Britanniche. Dalla nazione caraibica infatti arrivarono sui conti Fininvest anche le ultime due caparre versate da Yonghong Li per acquistare la società rossonera.

Un nuovo intreccio di scatole cinesi quindi che ormai sembrano caratterizzare le gestioni finanziarie dei club del nostro calcio, per uno sport che ormai vede sempre più protagonisti i colletti bianchi rispetto ai giocatori.

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