Visita fiscale, cosa rischia chi non viene trovato

Ilena D’Errico

31 Dicembre 2023 - 23:45

I lavoratori in malattia sono tenuti alla reperibilità in alcune fasce orarie, recentemente riformate, per la visita fiscale di controllo. Ecco cosa rischia chi non viene trovato.

Visita fiscale, cosa rischia chi non viene trovato

I lavoratori dipendenti con problemi di salute, di qualsiasi genere siano, hanno diritto all’indennità di malattia per riposare e guarire, senza dover rinunciare alla retribuzione. I lavoratori in malattia devono presentare un certificato medico e garantire la reperibilità in alcune fasce orarie, peraltro recentemente riformate per il comparto pubblico.

La reperibilità non è un mero adempimento formale, ma è necessaria per lo svolgimento delle visite fiscali di controllo chieste dall’Inps o dal datore di lavoro per verificare le condizioni del lavoratore. È importante che la visita fiscale confermi il certificato medico, ma prima ancora è necessario essere davvero reperibili.

Il lavoratore, infatti, deve essere davvero malato (e non usufruire dell’indennità indebitamente) ma anche impegnarsi per rimettersi e tornare al proprio impiego, senza ostacolare lo svolgimento dei controlli. Ecco cosa rischia chi non viene trovato.

Cosa rischia chi non viene trovato alla visita fiscale

Il lavoratore in malattia deve essere reperibile per lo svolgimento dei controlli, con fasce orarie diverse a seconda che il datore di lavoro sia privato o pubblico. Nel primo caso, è chiesta la reperibilità dalle ore 10 alle ore 12 del mattino e dalle ore 17 alle ore 19 del pomeriggio tutti i giorni della settimana (festivi compresi).

Dopo lunghe trattative e precedenti dei Tar, questi orari sono stati estesi anche ai dipendenti pubblici, prima costretti alla reperibilità per ben 7 ore giornaliere. In ogni caso, entrambe le categorie di dipendenti sono tenute a essere reperibili in queste fasce orarie, per non rischiare di perdere il riconoscimento dell’indennità.

Le conseguenze per il lavoratore assente alla visita fiscale cambiano a seconda della situazione e in particolare rileva:

  • Se si tratta della prima assenza o di un comportamento ripetuto;
  • se l’assenza viene poi giustificata o meno;
  • quando doveva avvenire la visita rispetto alla prognosi;
  • le eventuali urgenze.

Le conseguenze vanno dal piano economico a quello disciplinare, ecco cosa si rischia a seconda dei casi.

  • Il lavoratore assente alla prima e unica visita fiscale perde l’indennità di malattia per i primi 10 giorni;
  • assenza alla prima visita fiscale: perdita dell’indennità per 10 giorni o, se minore, per il tempo che precede la seconda visita;
  • il lavoratore assente alla seconda visita fiscale perde l’indennità per il periodo residuo dei primi 10 giorni di malattia e subisce una riduzione del 50% dell’indennità per i giorni rimanenti;
  • il lavoratore che non viene trovato alla terza visita subisce l’interruzione dell’indennità dal giorno stesso, ma il trattamento riprende con la successiva visita che conferma la prognosi (anche se chiesta volontariamente dal dipendente);
  • il lavoratore assente alla visita fiscale per giustificati motivi che non si presenta alla visita ambulatoriale perde l’indennità per i primi 10 giorni di malattia;
  • il lavoratore che non viene trovato alla visita fiscale (in modo ingiustificato) ma si sottopone alla visita ambulatoriale che ne conferma la prognosi perde l’indennità di malattia per il periodo tra l’assenza e la visita (con un massimo di 10 giorni);
  • se il dipendente non viene trovato nella seconda visita fiscale dopo che ne era stata confermata la prognosi perde l’indennità dal giorno di assenza, a meno che la seconda visita fosse successiva alla scadenza della prognosi rinnovata. In quest’ultimo caso, si perde l’indennità dal giorno successivo alla scadenza.

In ultimo, ma non meno importante, la ripetuta assenza ingiustificata alla visita fiscale costituisce giusta causa di licenziamento (per la violazione dell’obbligo di fiducia o altri obblighi contrattuali nei confronti del datore di lavoro).

Come uscire senza perdere l’indennità di malattia

Uscire durante le ore di reperibilità senza rischiare di perdere l’indennità di malattia è possibile, a patto che sia davvero necessario. Sono infatti ammesse le assenze giustificate per ragioni di salute (visite mediche e acquisto di medicinali ad esempio) purché comunicate con debito preavviso al datore di lavoro e documentabili.

La mancanza di preavviso è ammessa soltanto in casi di urgenza, come il ricovero e l’accesso in pronto soccorso. Infine, si ricorda che chi si ammala in una città diversa dal suo luogo di residenza o deve sottoporsi a cure mediche altrove può chiedere lo spostamento dell’indirizzo di reperibilità, fermo restando gli obblighi di reperibilità nelle fasce indicate.

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