Il medico di base deve venire a casa?

Ilena D’Errico

04/12/2022

Il medico di base deve venire a casa per la visita, ma soltanto se il paziente è impossibilitato a raggiungerlo. Cosa succede se non lo fa e cosa rischia.

Il medico di base deve venire a casa?

L’assistenza sanitaria di base deve essere garantita a ogni cittadino, perciò in alcuni casi il medico deve venire a casa a effettuare la visita, altrimenti può essere denunciato. Ovviamente esistono però dei criteri ben precisi in questo tipo di obbligo, che dipendono dalla condizione clinica del paziente e dalle tempistiche.

In alcuni casi, infatti, se la situazione è particolarmente grave può essere preferibile contattare direttamente il 118 e recarsi dunque in pronto soccorso. Al contrario, se si tratta di lievi malesseri, il paziente deve recarsi in ambulatorio per la visita e non è necessario che il medico effettui il servizio a domicilio.

Allo stesso tempo se la situazione lo richiede il medico deve necessariamente recarsi al domicilio del paziente per visitarlo. È necessario dunque che venga analizzata la circostanza e che sia valutato il grado di emergenza. A compiere questa operazione deve essere proprio lo stesso medico di famiglia, in capo al quale ricadono tutte le responsabilità.

Quando il medico di base deve venire a casa

Per capire quando il medico deve effettuare la visita a domicilio bisogna innanzitutto fare riferimento all’Accordo collettivo nazionale firmato con il ministero della Salute, il quale esplica con precisione il diritto all’assistenza medica. Nel dettaglio, il medico di base è obbligato a visitare i suoi pazienti gratuitamente e deve recarsi a casa per farlo se il paziente, impossibilitato a raggiungere l’ambulatorio, lo richiede.

Il medico, dunque, una volta allertato dovrà compiere una breve valutazione generale per comprendere la gravità, in base alla quale potrà operare in diversi modi:

  • Comunicando al paziente di recarsi in studio per la visita, magari dopo qualche giorno se riesce ad avere un quadro chiaro e prescrivere una prima cura per telefono.
  • Allertare il 118, affinché il cliente venga assistito da un’ambulanza e portato in pronto soccorso, in casi di estrema urgenza ed emergenza.
  • Concordare la visita al domicilio.

Il medico è l’unico diretto responsabile di questa valutazione, pertanto non può semplicemente rifiutarsi di andare a casa del malato. Quest’ultimo dovrà comunicare con chiarezza il problema per cui non riesce ad andare in ambulatorio ed elencare i sintomi, poi il medico di famiglia dovrà considerare il livello di gravità tenendo conto anche della situazione clinica complessiva del paziente.

Cosa rischia il medico di base che si rifiuta di andare a casa

Il medico di famiglia quindi non può negare la visita domiciliare, a meno che le condizioni del paziente non siano insufficienti a impedirgli di recarsi personalmente in studio. Quando, nonostante ciò, il medico si rifiuta compie il reato di rifiuto d’atti d’ufficio.

Si tratta di un reato previsto dall’articolo 328 del Codice penale, che prevede come pena la reclusione da 6 mesi a 2 anni. Questa previsione serve naturalmente a tutelare gli interessi primari dei cittadini, come la salute e la sicurezza. Contemporaneamente, bisogna tenere conto anche del lato pratico, dando la possibilità ai medici di famiglia di visitare a domicilio senza per questo penalizzare gli altri pazienti.

La legge perciò prevede le tempistiche entro le quali deve essere svolta la visita, cioè:

  • Nella stessa giornata in cui viene chiamato il medico, se la telefonata avviene prima delle ore 10.
  • Entro le ore 12 del giorno dopo, quando il medico viene chiamato dopo le 10 del mattino.

Questa regola si applica anche di sabato, quando il medico è tenuto a compiere le visite domiciliari richieste lo stesso giorno entro le 10 oppure il venerdì, pur non essendo obbligato a svolgere attività ambulatoriale. Questo principio si applica quindi anche ai giorni prefestivi, con l’unica differenza che in questo caso il medico non è esonerato dallo svolgimento dell’attività ambulatoriale, se questa era la prassi per quel giorno della settimana.

Per agire legalmente contro il medico che non ha corrisposto la visita domiciliare necessaria non è nemmeno necessario che ci siano gravi conseguenze da questa negligenza. Il reato si conferma, secondo la pronuncia della Cassazione, quando vi è anche semplicemente la potenzialità di esporre il paziente a un pericolo.

Oltre alla denuncia penale, che deve essere presentata in magistratura entro 90 giorni dal fatto, il paziente può presentare denuncia anche presso l’Azienda sanitaria. Entrambe le soluzioni sono compatibili con una causa civile per il risarcimento, che può essere patrimoniale o meno.

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