Il futuro incerto dell’Europa in questi ultimi dati

Violetta Silvestri

05/02/2024

Negli ultimi dati macro sull’Eurozona sono emersi nuove indicazioni su una ripresa lenta e incerta, che può mettere in crisi la stessa Bce nel suo percorso di taglio ai tassi.

Il futuro incerto dell’Europa in questi ultimi dati

I dati provenienti dall’Eurozona dipingono ancora un quadro economico poco confortante. Seppure in lieve miglioramento, il Pmi composito della zona euro, per esempio, è rimasto nell’area contrazione a gennaio.

Dopo che il Pil ha evitato per un pelo la recessione, la regione a moneta unica rischia di continuare il 2024 all’insegna di una ripresa ancora lenta e debole. Per questo, la Bce si è mostrata finora cauta sulle prossime mosse riguardanti i tassi di interesse. C’è un dilemma tutto europeo che sfida le scelte dell’Eurotower: favorire la spinta alla crescita con una diminuzione del costo del denaro, oppure lasciare ancora i tassi su un livello elevato per scongiurare brutte sorprese sul lato inflazione?

I dati macro che interessano l’Eurozona non aiutano a sciogliere i dubbi. Cosa hanno svelato i Pmi composito e dei servizi e perché il clima rimane piuttosto cupo sull’andamento economico europeo?

Europa e crescita: cosa indicano gli ultimi dati?

L’economia della zona euro ha mostrato solo dei timidi segnali di ripresa all’inizio dell’anno, secondo un sondaggio che ha evidenziato anche crescenti pressioni inflazionistiche, rafforzando la tesi della Banca Centrale Europea a favore del mantenimento dei tassi di interesse a livelli record.

Il Pmi composito dell’HCOB per il blocco, compilato da S&P Global e considerato un buon indicatore della salute economica generale, è salito a 47,9 a gennaio dal 47,6 di dicembre. Il dato è il migliore da luglio, anche se è rimasto al di sotto della soglia di 50 che separa la crescita dalla contrazione.

Il Pmi per il settore dei servizi è sceso a 48,4 dal 48,8 di dicembre. L’HCPB ha osservato che si è registrato un divario tra Nord e Sud in questo settore, con una lettura a sorpresa: “Contrariamente all’opinione generale secondo cui i Paesi dell’Europa meridionale rappresentano l’anello debole dell’unione monetaria, queste economie stanno attualmente ottenendo risultati relativamente buoni. Questa tendenza positiva funge da controforza, mitigando parzialmente i cali in Germania e Francia. Grazie alla resilienza mostrata da Italia e Spagna, il PMI dei servizi ha registrato solo un calo marginale a 48,4, mantenendosi vicino alla soglia espansiva di 50”.

Inoltre, l’indagine ha indicato che sia i costi di input che quelli di output sono aumentati più rapidamente il mese scorso. L’indice dei prezzi alla produzione è salito al massimo in otto mesi di 54,2 da 53,8.
“L’esitazione della Banca Centrale Europea a tagliare i tassi di interesse diventa più chiara se si considera l’impennata degli indici dei prezzi PMI”, ha affermato Cyrus de la Rubia, capo economista della Hamburg Commercial Bank.

L’analisi dei dati ha mostrato anche che le aspettative delle imprese sono leggermente migliorate, suggerendo tempi migliori in arrivo. Tuttavia, dato il calo dei nuovi ordini per sette mesi consecutivi, una ripresa imminente è improbabile secondo HCOB. Per questo, il futuro resta molto incerto per l’Eurozona. E per la Bce.

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