Finisce l’epoca della bassa inflazione, secondo le banche centrali

Violetta Silvestri

30/06/2022

Lo shock geopolitico in corso sta cambiando in modo irreversibile le dinamiche economiche. La bassa o moderata inflazione, per esempio, non ci sarà più secondo i principali banchieri centrali.

Finisce l’epoca della bassa inflazione, secondo le banche centrali

In questo turbolento 2022, tra riaperture dopo la pandemia e guerra in Ucraina, sta cambiando il mondo.

Ne sono certi i principali banchieri centrali che guidano Bce, Fed, Bank of England, alle prese con decisioni di politica monetaria senza precedenti.

Il loro avvertimento è stato chiaro: l’era dei bassi tassi di interesse e dell’inflazione moderata è giunta al termine a causa del “massiccio shock geopolitico” dell’invasione russa dell’Ucraina e della pandemia di coronavirus.

Intervenendo alla conferenza annuale della Banca centrale europea, Christine Lagarde, Jay Powell e Andrew Bailey, hanno ribadito che serve un’azione rapida per frenare l’inflazione. E hanno parlato di scenari che saranno per sempre diversi: cosa aspettarsi nell’economia globale?

L’inflazione bassa o moderata non ci sarà più: le stime delle banche centrali

Aumentano i rischi che il mondo stia passando a un regime di maggiore inflazione, costringendo i banchieri centrali a nuove e drastiche scelte di politica monetaria.

“Non credo che torneremo a quell’ambiente di bassa inflazione. Ci sono forze che si sono scatenate dopo la pandemia, in seguito a questo enorme shock geopolitico che stiamo affrontando ora, che cambieranno il quadro e il panorama in cui operiamo”, ha dichiarato Lagarde.

Parlando a Sintra, in Portogallo, i capi della banca centrale hanno affermato che il Covid e il conflitto ucraino stanno invertendo molti dei fattori che avevano stimolato più di un decennio di inflazione ultra bassa tra le economie più sviluppate. Non solo, la frammentazione dell’economia globale in blocchi concorrenti rischia di spezzare le catene di approvvigionamento, ridurre la produttività, aumentare i costi e diminuire la crescita.

“Ora viviamo con forze diverse e dobbiamo pensare alla politica monetaria in un modo molto diverso. Prevedere l’inflazione in questo contesto è diventato un compito molto più impegnativo...Capiamo meglio ora quanto poco comprendiamo l’inflazione”, ha sottolineato Powell.

Sullo stesso tono Bailey, che ha ricordato che c’è stato un cambiamento epocale nel modo in cui funzionano le economie e nel Regno Unito il Covid stava lasciando un’eredità strutturale sui mercati del lavoro e sul modo in cui si comportano, con un’occupazione inferiore e maggiori rischi di aumenti salariali eccessivi.

Lagarde ha anche ricordato che la guerra in Ucraina sta colpendo l’Europa più duramente della maggior parte delle altre regioni sotto forma di prezzi energetici e alimentari più elevati, il che significa che il continente non si trova nella stessa situazione degli Stati Uniti e di altri Paesi.

Un quadro nuovo e ricco di insidie e incognite anche per le potenti banche centrali si va delineando.

Sul tavolo c’è un potenziale sconvolgimento della pratica di politica monetaria. Per anni, il nemico critico che hanno dovuto affrontare i banchieri centrali è stato l’inflazione troppo bassa, che li ha spinti a implementare tassi di interesse prossimi allo zero e massicci acquisti di obbligazioni, per risollevare le economie durante le recessioni e le deboli riprese.

Ora, invece, lo scoglio più duro è proprio la pressione dei prezzi al consumo, che sta raggiungendo i massimi livelli. Sarà difficile smorzarla con un atterraggio morbido per l’economia, ma l’impegno dei banchieri centrali resta proprio quello di agire sull’inflazione, davvero troppo alta.

Cosa aspettarsi nell’economia globale?

Il capo della Fed ha anche avvertito di “una ri-divisione del mondo in campi geopolitici ed economici in competizione e di un’inversione della globalizzazione” che potrebbe comportare una riduzione della produttività e della crescita.

Si può già vedere il rischio di una scarsità più duratura man mano che il mondo cerca nuovi equilibri. I tassi di inflazione negli Stati Uniti, nel Regno Unito e nella zona euro sono molto al di sopra dei loro obiettivi e la preoccupazione è che potrebbero esserlo in modo persistente quando i modelli commerciali e di produzione globali troveranno nuovi assetti.

Lagarde ha evidenziato che la scelta di produrre in un posto nel mondo o scambiare merci con altri partner potrebbe non essere più legata a valutazioni economiche, quali convenienza ed efficienza. Piuttosto, la polarizzazione del mondo tra amici e nemici al farà da padrona.

Con evidenti rischi per prezzi e crescita. Per questo, hanno concluso i banchieri, la lotta all’inflazione con tassi più elevati è una priorità.

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