Nuovo obbiettivo inflazione per la Fed. Quali effetti per i mercati finanziari e l’economia reale?

Marco Ticciati

01/09/2020

La Federal Reserve la scorsa settimana ha abbandonato l’obbiettivo di inflazione al 2%. Quali effetti può avere questa mossa sui mercati finanziari e l’economia globale?

Nuovo obbiettivo inflazione per la Fed. Quali effetti per i mercati finanziari e l’economia reale?

Svolta della Fed. In occasione del simposio di Jackson Hole, l’obiettivo di inflazione fissato dalla Banca Centrale statunitense ha registrato una decisa inversione di rotta: non più un livello «fisso» al 2% ma un approccio più flessibile basato sul livello di inflazione medio calcolato in un determinato periodo.

L’obbiettivo principale, secondo il numero 1° della Federal Reserve, è quello di garantire un tasso di disoccupazione il più basso possibile.

In questo scenario i mercati finanziari saranno inondati di liquidità «fino a quando ce ne sarà bisogno» e il tasso di inflazione, per brevi periodi, potrà essere superiore al fatidico 2%.

Federal Reserve: l’inflazione USA può superare il 2%

In piena pandemia e con un PIL ancora negativo nel secondo trimestre, non è più l’inflazione a «spaventare» la Fed, ma il tasso di disoccupazione che, sebbene in calo, è ancora lontano dai livelli pre-Covid.

Questo ha spinto Jerome Powell a modificare uno dei capisaldi della politica monetaria USA: l’inflation targeting, o l’obiettivo di inflazione, nel medio-lungo termine.

Con il nuovo corso, l’istituto con sede a Washington potrà favorire l’occupazione lasciando l’inflazione libera oltrepassare la soglia dei 2 punti percentuali per «qualche tempo».

Tra gli operatori c’è chi ha «storto il naso» per la mancanza di un’indicazione sulla durata del periodo di bassi tassi di interesse da parte della Fed: «Powell ha acceso il fuoco senza portare l’estintore», hanno commentato alcuni analisti.

Infatti, non è stata fatta alcuna dichiarazione sui tassi di interesse, che potrebbero innalzarsi da un momento all’altro per contrastare eventuali «impennate» del tasso di inflazione, né sono state fatte ipotesi per introdurre il controllo della curva dei rendimenti.

Mercati: metalli preziosi e azionario ancora favoriti

Il cambio di rotta di Powell sull’inflazione non sta ostacolando la corsa di Wall Street: nonostante il segno meno nella seduta di ieri, lo S&P500 si conferma sopra quota 3.500 punti. Maggiori difficoltà per il mercato obbligazionario e per il dollaro, penalizzati dalla crescita delle aspettative di inflazione.

I dati sui contratti futures sull’obbligazionario Usa fanno emergere aspettative mediamente al ribasso sui prezzi delle obbligazioni a causa di un maggiore premio per il rischio inflazione richiesto dagli investitori.

Sul lato valutario invece, la liquidità «a scadenza indeterminata» indebolisce ulteriormente il biglietto verde, spianando la strada ai metalli preziosi come asset class difensivo.

Quali effetti sull’economia reale?

Indebolendo ulteriormente il dollaro, la mossa della Fed potrebbe mettere in difficoltà sia i consumatori americani che le imprese europee. I primi potrebbero risultare danneggiati dalla posizione di importatore netto degli USA, le seconde dal costo più elevato dei beni esportati.

In questo scenario lo spread tra economia reale (sostenuta in USA per buona parte dai consumatori) e economia finanziaria (sostenuta ampiamente dalle banche centrali) sembrerebbe destinato ad aumentare.

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