Dichiarazione dei redditi tardiva entro il 28 febbraio 2024, altrimenti le sanzioni aumentano

Patrizia Del Pidio

20 Febbraio 2024 - 15:16

Per chi non presenta la dichiarazione dei redditi 2023 entro il 28 febbraio oltre al rischio di incorrere nell’omessa dichiarazione aumentano anche le sanzioni.

Dichiarazione dei redditi tardiva entro il 28 febbraio 2024, altrimenti le sanzioni aumentano

Ormai la scadenza di presentazione della dichiarazione con Modello Redditi Pf è passata, visto che per il 2023 era fissata al 30 novembre. Però, è ancora possibile provvedere ai propri obblighi dichiarativi entro il 28 febbraio 2024 per il mancato invio del modello 730/2023 e del modello Redditi con una dichiarazione dei redditi tardiva.

Cosa accade a chi non ha presentato la dichiarazione per dimenticanza e volesse rimediare prima che sia, inevitabilmente troppo tardi?La dichiarazione dei redditi può essere, infatti, trasmessa sena incappare nell’omessa dichiarazione entro il termine di 90 giorni dalla data di scadenza ultima e in questo caso si considera valida ai fini fiscali. L’invio entro il 28 febbraio permette ai contribuenti che non hanno presentato la dichiarazione 2023 di poter versare anche di una riduzione delle sanzioni previste grazie al ravvedimento operoso.

Se si presenta, quindi, il modello Redditi tardivo entro il 28 febbraio non si incorre nell’omessa dichiarazione, ma si presenta in modo tardivo{{}} soltanto. Ovviamente anche in questo caso sono previste sanzioni amministrative, ma avendo provveduto all’invio tempestivo, queste ultime sono minime perché non si è sconfinati nella dichiarazione omessa.

Se non si supera la scadenza dei 90 giorni, a partire dalla data del 30 novembre 2023, quindi, non si incorre nel reato di omessa dichiarazione e la dichiarazione sarà, in ogni caso, considerata valida. Se, invece, si procede all’invio decorso il termine dei 90 giorni, ovvero dopo il 28 febbraio 2024, la dichiarazione risulterà omessa con tutto ciò che ne consegue. Le sanzioni da versare in questo caso sono molto più alte ed è proprio per questo motivo che la data del 28 febbraio 2024 deve essere tenuta a mente per poter fruire del ravvedimento operoso.Vediamo nei prossimi paragrafi, però tutto quello di cui tenere conto in questi casi.

Le scadenze per la dichiarazione Redditi PF 2023

La scadenza per l’invio della dichiarazione redditi persone fisiche, prevista per coloro che sono obbligati alla tenuta delle scritture contabili come i detentori di partite Iva, oppure coloro che conseguito redditi nell’anno 2022 e non rientrano nei casi di esonero, era fissata al 30 novembre 2023.

Nel caso in cui non si fosse riusciti a inviare, per qualsiasi motivo, in tempo la dichiarazione, per i primi 90 giorni dalla scadenza ultima, non verrà considerata omessa, ma solo in ritardo. Si potrà. quindi, regolarizzare la propria posizione effettuando l’invio tardivo con il modello Redditi Pf tardivo entro la scadenza del 28 febbraio 2024.

In questo caso, pur essendo previste delle sanzioni, si eviteranno comunque conseguenze più gravi, come quella del reato di omessa dichiarazione e sanzioni amministrative più pesanti.

Il termine ultimo per l’invio tardivo del modello Redditi PF 2023 è il 28 febbraio dell’anno seguente, quindi il 2024. Superata questa data, invece, tutte le dichiarazioni non pervenute saranno considerate omesse dall’Agenzia delle Entrate.

A poter presentare la dichiarazione tardiva sono:

  • persone fisiche, titolari di partita Iva o meno;
  • enti non commerciali;
  • società cooperative, di capitali, di persone, studi professionali e società fiduciarie;
  • amministrazioni dello stato.

Quando la dichiarazione è omessa

Nel caso in cui un contribuente si dimentichi di presentare la dichiarazione o scelga di non farlo, quando dovuta, questa può venire considerata omessa, a patto che si verifichino alcune specifiche condizioni, come previsto dall’art. 2 del DPR 322/1998.

Precisamente:

  • le dichiarazione presentate entro 90 giorni dal termine ultimo, quindi tardive, sono comunque considerate valide, salvo restando l’applicazione delle sanzioni amministrative per il ritardo;
  • oltre i 90 giorni successivi la scadenza prevista, la dichiarazione risulta omessa.

Quelle inviate all’Agenzia delle Entrate dopo questa data costituiscono comunque titolo per la riscossione delle imposte dovute in base agli imponibili in esse indicati e delle ritenute indicate dai sostituti d’imposta.

Una volta superati i 90 giorni quindi l’interessato potrà comunque presentare la dichiarazione, scelta consigliabile, senza però potersi ravvedere e, quindi, dovendo attendere le sanzioni previste dal Fisco. Non solo, l’omessa dichiarazione può anche avere risvolti penali, ragione in più per presentarla quanto prima, anche se in modalità tardiva.

Come presentare la dichiarazione tardiva

La presentazione e l’invio della dichiarazione redditi PF oltre il termine ultimo, ma comunque in modalità tardiva, può essere fatta in diverse modalità, tutte a disposizione del contribuente.

L’invio, infatti, può avvenire online, sia autonomamente, o attraverso un intermediario. Nel caso in cui si scegliesse di muoversi in autonomia sarà necessario essere in possesso delle credenziali richieste per accedere alle piattaforme dell’Agenzia delle Entrate, come il codice Spid.

Le opzioni a disposizione sono quindi:

  • utilizzando il portale dei servizi messo a disposizione online dall’Agenzia delle Entrate;
  • rivolgersi a un patronato o un Caf per richiedere il supporto;
  • inviare la dichiarazione attraverso un intermediario, come un dottore commercialista.

Oltre a inviare la dichiarazione tardiva bisognerà anche premurarsi di pagare la sanzione pecuniaria attraverso modello F24. Le due operazioni dovranno avvenire contestualmente l’una all’altra. Alla dichiarazione sarà anche necessario allegare il visto di conformità, richiesto anche in caso di invio tardivo.

Sanzioni per la dichiarazione tardiva e ravvedimento

Le sanzioni previste per l’invio tardivo sono, in parte, le stesse dovute in caso di omessa dichiarazione. È sempre dovuta la sanzione amministrativa legata alla presentazione tardiva che parte da un minimo di 250 euro a un massimo di 1000, in misura variabile a seconda anche del fatto che siano dovute o meno imposte.
Inoltre, nel caso in cui fossero dovute delle imposte bisognerà anche andare a pagare una sanzione amministrativa relativa all’omesso versamento, pari al 30% di queste.

La dichiarazione dei redditi è considerata tardiva qualora inviata entro 90 giorni dalla scadenza ordinaria e in tal caso basterà versare la sanzione ridotta di 25 euro grazie al ravvedimento operoso.

La sanzione ordinaria pari a 250 euro viene infatti ridotta ad 1/10 per le dichiarazioni tardive. Diverso è invece il discorso nel caso di invio dopo i 90 giorni dalla scadenza: in tali ipotesi la dichiarazione si considera omessa e le sanzioni applicate non potranno essere pagate beneficiando del ravvedimento operoso.

Nello specifico:

  • nel caso in cui non si dovessero delle imposte, è prevista una sanzione ridotta a 25 euro, da pagare utilizzando il codice tributo “8911”, situazione in cui altrimenti la sanzione piena sarebbe stata di 250 euro;
  • in caso di imposte dovute invece, oltre alla sanzione di 25 euro, da pagarsi sempre utilizzando lo stesso codice tributo, si dovranno aggiungere percentuali diverse a seconda del periodo di tempo passato:
    • 0,2% per ogni giorno di ritardo successivo al quattordicesimo;
    • 3% quando la regolarizzazione avviene nei 30 giorni successivi alla scadenza;
    • 3,75% quando questi vengono superati.

Pur incorrendo in sanzioni, quindi, queste risulteranno essere di entità inferiore rispetto a una situazione di mancato invio. L’invio tardivo, abbinato alla possibilità di avvalersi del ravvedimento operoso, permette quindi di evitare conseguenze più gravi.

Va ricordato che per chi presenta il modello Redditi PF entro il 28 febbraio, e quindi entro i 90 giorni previsti per la presentazione della dichiarazione tardiva, è comunque possibile apporre il visto di conformità. In questo modo si regolarizza l’utilizzo del credito in compensazione per un importo superiore a 15.000 euro.

Come presentare la dichiarazione redditi tardiva

Ritornando alla dichiarazione tardiva in scadenza il 28 febbraio 2024, la presentazione dovrà avvenire come di consueto esclusivamente in modalità telematica con modello Redditi tardivo.

La sanzione ridotta con ravvedimento operoso (ferma restando l’applicazione delle sanzioni relative alle eventuali violazioni riguardanti il pagamento dei tributi, qualora non regolarizzate) dovrà essere pagata con modello F24 e utilizzando il codice tributo 8911.

E per chi non presenta la dichiarazione entro il 28 febbraio 2024?

Quando la dichiarazione dei redditi è presentata oltre il termine di 90 giorni dalla scadenza si considera omessa a tutti gli effetti e la sanzione prevista sarà ben più elevata dei 25 euro dovuti in caso di invio tardivo.

Il calcolo dell’importo nel caso di invio della dichiarazione dei redditi dopo i 90 giorni sarà determinato sulla base del valore dell’imposta emersa dalla dichiarazione:

  • se pari a un minimo di 200 euro, la sanzione andrà dal 60% al 120% delle imposte;
  • la sanzione andrà invece dai 150 ai 500 euro nel caso di imposte non dovute.

La sanzione applicata invece nel caso di dichiarazione omessa e mai trasmessa sarà invece calcolata:

  • dal 120 al 240 per cento dell’imposta dovuta, con un minimo di 250 euro;
  • da un minimo di 250 a un massimo di 1.000 euro se non è dovuta nessuna imposta.

Per dichiarazione omessa niente ravvedimento operoso

Va ricordato in questa sede che il ravvedimento operoso non può essere utilizzato in caso di dichiarazione omessa ma solo per quella tardiva. Ma bisogna considerare anche che presentando la dichiarazione ultratardiva, quella entro la scadenza della dichiarazione successiva, le sanzioni sono ridotte della metà ma solo se non è iniziata nessuna tipologia di accertamento da parte dell’amministrazione tributaria.

Esiste, poi, anche la possibilità di non punibilità per il reato di omessa dichiarazione ma solo nel caso che il pagamento delle imposte sia avvenuto e che non siano avvenuti controlli, anche di natura penale.

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