Cosa sta per accadere all’economia globale? 5 segnali dai mercati

Violetta Silvestri

08/05/2024

In 5 punti, ecco cosa stanno segnalando i mercati sul prossimo futuro dell’economia globale. Dal dollaro alle materie prime, fino alla crescita Usa e dell’Europa, tutti i fattori da considerare.

Cosa sta per accadere all’economia globale? 5 segnali dai mercati

Come leggere i segnali dei mercati per capire l’attuale - complesso - contesto dell’economia globale? Dalle azioni alle obbligazioni fino ai movimenti del Forex e dei prezzi delle materie prime, il mondo della finanza racconta molto di cosa aspettarsi su banche centrali, tassi di interesse, crescita, guerre, inflazione.

Mentre gli investitori sono attenti a monitorare ogni fattore proveniente da Fed, Bce, guerra in medio Oriente, conflitto in Ucraina, relazioni Usa-Cina, previsioni sulla ripresa delle principali potenze, i mercati sono attualmente pressati da un mix di eventi e cambiamenti cruciali. Per capire cosa sta per accadere all’economia globale non bisogna trascurare questi 5 segnali finanziari, analizzati da Reuters.

1. Usa e resilienza economica

Molti analisti hanno affermato che questo sarebbe stato l’anno in cui la crescita degli Stati Uniti avrebbe ceduto, dopo che le stesse previsioni si erano rivelate sbagliate nel 2023. La recessione, in sostanza, non si è verificata (ancora).

L’economia statunitense rimane vivace, mantenendo la pressione sui prezzi. L’ indice di inflazione preferito dalla Federal Reserve è salito al 2,7% a marzo, dal 2,5% di febbraio. Ci sono però alcuni segnali di incrinatura: la crescita del primo trimestre è stata ben al di sotto delle aspettative, così come i dati sull’occupazione di aprile.

Mentre i trader si preparano a tassi più alti per un periodo più lungo, i rendimenti obbligazionari sono aumentati e i prezzi sono scesi, cancellando tutti i guadagni dello scorso anno. L’indice azionario S&P 500 è sceso di circa il 4% in aprile prima di guadagnare di nuovo negli ultimi giorni.

Gli investitori sono passati dall’aspettarsi sei o sette tagli dei tassi della Fed all’inizio dell’anno a due attualmente. “Siamo passati dall’ottimismo estremo (sui tassi) all’estremo pessimismo”, ha affermato Aneeka Gupta, direttrice della ricerca macroeconomica presso la società di investimento WisdomTree.

“Stiamo sicuramente vedendo alcuni segnali contrastanti... In termini di Fed, è probabile che rimangano estremamente cauti”.

2. Usa vs Eurozona, attenzione al divario di crescita

La Gran Bretagna e l’Eurozona sono state meno impressionanti nel percorso di ripresa, ma stanno iniziando a mostrare più slancio. Il dettaglio aggiunge la sensazione che eventuali tagli dei tassi saranno limitati.

L’economia della zona euro è tornata a crescere nel primo trimestre dopo una lieve recessione. La produzione britannica è aumentata in gennaio e febbraio. Il confronto, però, mostra un’economia statunitense relativamente più forte, che ha spinto gli investitori a riversarsi sul dollaro, trainando l’euro verso il basso di oltre il 2% quest’anno.

Un grafico elaborato da Reuters chiarisce il divario tra le potenze:

Usa, Eurozona, Regno Unito Usa, Eurozona, Regno Unito confronto crescita economica

“Negli Stati Uniti la crescita è superiore alla media, mentre in Europa la crescita è stata praticamente pari a zero”, ha affermato Seamus Mac Gorain, responsabile dei tassi globali presso JPMorgan Asset Management.

3. Rally o calo per le materie prime?

I prezzi del petrolio sono aumentati bruscamente a marzo e aprile mentre crescevano i timori di un più ampio conflitto in Medio Oriente tra Israele e Iran. Anche le interruzioni dell’offerta e la ripresa della domanda globale hanno avuto un ruolo nella spinta delle materie prime, in particolare del rame.

Eppure i prezzi si sono nuovamente raffreddati, con l’indice delle materie prime S&P Goldman Sachs in calo del 4% dopo aver toccato il massimo degli ultimi sei mesi il mese scorso, un segnale positivo per i banchieri centrali che cercano di domare l’inflazione.

Il petrolio è salito e sceso con le notizie sui negoziati per un cessate il fuoco a Gaza. Gli investitori terranno d’occhio anche l’economia cinese, che nel primo trimestre è cresciuta del 5,3% su base annua più rapidamente del previsto. Un ritrovato slancio del dragone può stimolare la domanda di materie prime, come petrolio e rame e far salire le quotazioni.

In questi mesi, infine, l’attenzione è stata rivolta anche alle commodities agricole, con mais, grano, caffè, cacao, olio in primo piano soprattutto a causa dell’impatto dei fenomeni meteorologici estremi sulle colture.

4. Azioni globali

L’indice azionario MSCI International World Price Index è sceso di circa il 4% ad aprile dopo aver toccato massimi storici a marzo, prima di riprendersi nuovamente a maggio per attestarsi a circa l’1% al di sotto del picco.

Le azioni e l’economia hanno un rapporto mutevole: a volte i buoni dati statunitensi hanno rafforzato la propensione la rischio, altre volte l’hanno intaccata. Alcuni strateghi ritengono che il balzo nei costi di finanziamento degli Stati Uniti debba ancora essere pienamente registrato.

Eppure gli indici restano vicini ai record in tutto il mondo. Un sondaggio della Bank of America di aprile ha mostrato che i gestori di fondi sono al livello più ottimista degli ultimi due anni, ritenendo che le banche centrali dovrebbero essere ancora in grado di ridurre l’inflazione senza scatenare crolli.

5. Super dollaro

Il dollaro è salito di quasi il 4% finora nel 2024, con le scommesse su tassi di interesse più alti per un periodo più lungo che minacciano una forza del biglietto verde duratura.

Quasi tutte le altre valute hanno sofferto. La rupia indiana ha toccato il minimo storico ad aprile, mentre il peso argentino, il real brasiliano e altri sono crollati. Il grafico elaborato da Reuters è eloquente al riguardo:

Performance delle valute contro il dollaro Performance delle valute contro il dollaro dati annuali

Un dollaro forte rende il debito denominato nella valuta statunitense più difficile da onorare, aumentando la pressione sulle economie dei mercati emergenti. Può anche incidere sulle importazioni, rendendole più costose e rischiando un ritorno dell’inflazione. Le preoccupazioni valutarie potrebbero rendere meno probabili i tagli dei tassi nei mercati emergenti.

I Paesi, tuttavia, stanno reagendo. Sembra che le autorità giapponesi siano intervenute per rilanciare lo yen dal livello più basso degli ultimi 34 anni, mantenendo in allerta gli operatori di cambio.

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