Concorsi Polizia Penitenziaria, più posti per le donne: ecco cosa può succedere e perché

Simone Micocci

17 Novembre 2023 - 17:29

Polizia Penitenziaria, svolta vicina: al fine di riconoscere parità d’accesso ai ruoli serve aumentare il numero di posti a concorso riservati alle donne.

Concorsi Polizia Penitenziaria, più posti per le donne: ecco cosa può succedere e perché

Al giorno d’oggi vi è un’attenzione crescente rispetto alla parità tra uomini e donne nel mondo del lavoro, purtroppo non sempre garantita nonostante l’articolo 3 della Costituzione sancisca che “tutti i cittadini hanno pari dignità sociale e sono eguali davanti alla legge, senza distinzione di sesso, di razza, di lingua, di religione, di opinioni politiche, di condizioni personali e sociali”.

Quel che fa riflettere è che in alcune circostanze una discriminazione avviene persino nel pubblico impiego: è il caso ad esempio dei concorsi per la Polizia Penitenziaria, dove i posti riservati agli uomini sono molti di più rispetto a quelli previsti per la assunzione di donne. Una disuguaglianza che potrebbe essere motivata dal fatto che nelle carceri maschili c’è più bisogno di personale rispetto a quelle femminili: il problema è che questa disparità di trattamento viene effettuata a prescindere dall’impiego che il personale reclutato andrà a svolgere.

A tal proposito, l’Avv. Maria Immacolata Amoroso, in rappresentanza di alcune appartenenti alla Polizia Penitenziaria, ha presentato ricorso al Presidente della Repubblica chiedendo una parità di trattamento: richiesta accolta dal Consiglio di Stato che adesso, visto l’ambito di competenza, ha girato la questione alla Corte Costituzionale che dovrà esprimersi al riguardo.

Concorsi Polizia Penitenziaria, la sentenza del Consiglio di Stato

La distinzione di genere nel ruolo degli ispettori di Polizia Penitenziaria, potrebbe rappresentare una violazione tanto dell’articolo 3 quanto dell’articolo 51 della Costituzione per la parte che stabilisce che “tutti i cittadini dell’uno o dell’altro sesso possono accedere agli uffici pubblici e alle cariche elettive in condizioni di eguaglianza”.

Il problema è che la Costituzione rimanda alla legge il compito di regolamentare i requisiti per l’accesso all’impiego pubblico, lasciando troppe volte al legislatore la facoltà di “svuotare tale principio”.

I bandi per i concorsi della Polizia Penitenziaria, in particolar modo per il ruolo di ispettore, lo hanno dimostrato, con molte meno opportunità per le donne rispetto agli uomini, tanto per i concorsi interni quanto per quelli esterni.

Da qui la ragione per cui l’avvocato Maria Immacolata Amoroso, rappresentando la posizione di alcune appartenenti alla Polizia Penitenziaria, ha fatto ricorso al Presidente della Repubblica chiedendo un cambio di paradigma: a tal proposito, il Consiglio di Stato ha accolto le argomentazioni difensive rimettendo la questione di illegittimità costituzionale alla Consulta che prossimamente dovrà esprimersi a riguardo per quella che potrebbe essere una vera e propria svolta per i concorsi per il reclutamento o l’avanzamento di carriera per la Polizia Penitenziaria.

Cosa può succedere adesso

È ancora presto per parlare di scenari futuri: per quanto la sentenza del Consiglio di Stato rappresenti un ulteriore e concreto passo in avanti verso l’effettiva parità di genere e la garanzia di pari opportunità tra uomo e donna, sarà solamente la Corte Costituzionale a dover “raddrizzare le storture della legislazione italiana”.

Il cammino quindi è ancora lungo ma, come ritiene l’avvocato che ha gestito il ricorso, comunque andrà il parere recherà un insegnamento generale che non potrà passare inosservato, “operando come vero spartiacque che in questa storia di donne e uomini consente di individuare un prima e un dopo”.

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