Come controllare se lo stipendio è giusto: cosa sapere sulle nuove regole

Simone Micocci

30/03/2022

Non tornano i conti sullo stipendio? Difficile che ci sia un errore di calcolo, più probabile che il datore di lavoro abbia aggiornato le buste paga tenendo conto delle novità della riforma fiscale.

Come controllare se lo stipendio è giusto: cosa sapere sulle nuove regole

Molti lavoratori guardando l’ultima busta paga potrebbero pensare a un errore, sia in positivo che in negativo.

Facendo un confronto con la stessa mensilità dello scorso anno, infatti, potrebbe esserci una sostanziale differenza sia dell’importo netto che del lordo: facile pensare a un errore commesso dal datore di lavoro, specialmente quando non si è ben informati su cosa è cambiato quest’anno, sia lato fiscale che per quanto riguarda le prestazioni per il sostegno al reddito familiare riconosciute direttamente in busta paga.

Tuttavia, è più probabile che la busta paga sia cambiata proprio per effetto delle novità introdotte. Anche uno stipendio più basso rispetto a quello delle ultime mensilità, dunque, potrebbe non essere, purtroppo, frutto di un errore.

D’altronde, come confermato da Marco Cuchel, presidente dell’Associazione Nazionale Commercialisti, in un’intervista rilasciata a noi di Money.it, guardando il quadro d’insieme “sembra che il ceto medio ne esca un po’ danneggiato, specialmente la fascia sotto i 30mila euro”.

Anche se era lecito aspettarsi uno stipendio più alto rispetto al solito, anche perché il Governo ha presentato la riforma fiscale con grande entusiasmo “parlando di risparmi per la maggior parte degli italiani”, nella sostanza potrebbe non essere così.

Tuttavia, un controllo della busta paga non fa mai male, anche perché gli errori possono pur sempre capitare. Ma cosa bisogna controllare effettivamente per capire se l’aggiornamento della busta paga è stato effettuato in maniera corretta? Ecco alcune informazioni che potrebbero essere utili in tal senso.

Busta paga: cosa è cambiato?

Come prima cosa consigliamo di mettere a confronto la busta paga della stessa mensilità ma di due anni diversi, ad esempio marzo 2022 con quella di marzo 2021, così da verificare se effettivamente le novità di cui vi parleremo nel proseguo sono state applicate nell’ultimo cedolino.

Nel dettaglio, le novità che influiscono sullo stipendio di marzo 2022, e su quelli successivi, sono:

  • revisione delle detrazioni da lavoro dipendente;
  • cancellazione, sopra i redditi di 15 mila euro, del trattamento integrativo (ex bonus Renzi), il quale - per i redditi compresi tra 15 mila e 28 mila euro - potrà essere recuperato in dichiarazione dei redditi qualora ne sussistano le condizioni;
  • sempre nell’ambito della riforma fiscale, troviamo poi il taglio della quota contributi a carico del lavoratore dipendente, che passa all’8,39% nel privato e all’8,00% nel pubblico. Tuttavia, questa novità potrebbe non essere ancora presente in busta paga, in quanto l’apposita circolare Inps è stata pubblicata solamente qualche giorno fa.

A queste novità, introdotte dal 1° gennaio 2022 per effetto della riforma fiscale finanziata dalla legge di Bilancio, si aggiungono poi quelle previste dalla riforma delle prestazioni per il sostegno al reddito della famiglia, con la quale vengono eliminati dalla busta paga (a partire da marzo 2022):

  • assegni al nucleo familiare;
  • detrazioni per figli a carico under 21.

Nel contempo viene però introdotto l’assegno unico universale per figli a carico che, a differenza delle due prestazioni suddette, non viene però pagato in busta paga in quanto viene erogato direttamente dall’Inps. Anche questa operazione, secondo le intenzioni del governo, avrebbe dovuto portare a un vantaggio economico per la maggior parte delle famiglie, ma poi nei fatti non sempre è così.

Cosa controllare nella busta paga

Detto questo, nell’ultima busta paga bisognerà verificare che tutte le suddette novità siano state applicate correttamente.

Ad esempio, lo stipendio potrebbe essere più basso semplicemente perché, a differenza del cedolino di marzo 2021, in quello del 2022 scompaiono le voci relative all’assegno al nucleo familiare (conosciuti ai più come assegni familiari) e alle detrazioni per i figli a carico. Somma che, ricordiamo, verrà totalmente, o parzialmente, recuperata con il pagamento dell’assegno unico per i figli, e ci saranno famiglie che persino ci guadagneranno da questa operazione.

Concentriamoci poi sulle novità fiscali. Ad esempio, potete controllare se il bonus contributi - riconosciuto solo ai redditi inferiori ai 35 mila euro annui lordi - è stato o meno applicato. Nel dettaglio, in busta paga trovate ancora l’aliquota ordinaria - 9,19% nel settore privato, 8,80% nel pubblico - tuttavia vicino a questa voce dovreste vedere scritto “esonero quota di contributi prevista dall’articolo 1, comma 121, della legge n. 234 del 30 dicembre 2021” (legge di Bilancio), insieme all’importo del relativo risparmio.

In assenza di questa voce non preoccupatevi: la circolare Inps con le istruzioni operative è stata pubblicata solamente in questi giorni, quindi è probabile che la vostra azienda non si sia ancora uniformata e che lo farà solamente con le prossime mensilità. Monitorate dunque, e in assenza di novità nei prossimi mesi chiedete delucidazioni al datore di lavoro.

Controllate poi l’aliquota Irpef, la quale dovrebbe essere più bassa rispetto a quella applicata lo scorso anno. Come anticipato, i vantaggi si concentrano in due fasce di reddito, quella tra i 15 mila e i 28 mila euro, dove si è passati dal 27% al 25%, e tra i 28 mila e i 50 mila euro dove invece l’aliquota è scesa dal 38% al 35%. Svantaggiati, invece, i redditi compresi tra i 50 e i 55 mila euro, dove l’aliquota passa dal 38% al 42%.

E ancora, diverso deve essere l’importo riferito alle detrazioni da lavoro dipendente, riviste con la riforma fiscale. L’importo, salvo piccole eccezioni, dovrà essere più alto rispetto alla mensilità dello scorso anno, viste le nuove regole per il calcolo introdotte dalla riforma fiscale.

Il problema, però, sta tutto nella cancellazione del trattamento integrativo previsto dalla legge 21/2020, il quale per i redditi sopra i 15 mila euro non viene più corrisposto in busta paga. In determinate circostanze, ma solo in certi casi, se ne potrà recuperare una parte con la dichiarazione dei redditi (quella presentata l’anno successivo ovviamente), ma l’effetto in busta paga resta notevole.

Potrebbe essere proprio questo, infatti, il motivo principale per cui lo stipendio è molto più basso rispetto a quello dello scorso anno. A questo si aggiunge ovviamente l’addio ad assegni al nucleo familiare e detrazioni, ma perlomeno per queste il recupero è immediato visto che l’assegno unico è già stato pagato a marzo o al più tardi ad aprile (sempre comunque che l’interessato ne abbia fatto domanda all’Inps).

Prima di pensare a un errore del datore di lavoro, dunque, accertatevi di quanto appena detto leggendo nel dettaglio la busta paga; se qualcosa non vi torna potrete sempre chiedere delucidazioni.

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