Case Green 2023, la guida completa di attuazione e normativa

Nadia Pascale

24/03/2023

La direttiva Case Green preoccupa milioni di italiani, ma cosa prevede e quali sono i tempi di attuazione? Scopriamolo insieme

Case Green 2023, la guida completa di attuazione e normativa

La direttiva Case Green sta mettendo in allarme milioni di italiani, in base ai dati forniti da Enea, quindi abbastanza attendibili, il 74% degli edifici presenti in Italia appartengono alle classi energetiche “E”, “F”, “G”, mentre il 26% alla classe «D», le ultime, se i parametri restassero quelli oggi adottati per la classificazione, sarebbero le uniche regolari.

Questo implica che la maggior parte degli edifici deve essere sottoposto a interventi di riqualificazione energetica anche importanti perché su vecchie strutture non è facile eseguire lavori che riescano a ridurre l’impatto ambientale, non basta infatti installare pannelli, diventa essenziale la coibentazione. Vediamo però in modo più approfondito cosa prevede, per ora, la direttiva Case green, quali sono i limiti e i tempi di attuazione.

Cosa prevede la direttiva Case green?

La direttiva Case green adottata dall’Unione Europea prevede norme per la riqualificazione energetica degli edifici presenti nei Paesi dell’Unione e per la realizzazione dei nuovi edifici. Si mira ad avere edifici a emissioni zero che quindi non siano inquinanti e di conseguenza utilizzino fonti energetiche rinnovabili e abbiano bassi consumi energetici.

Attualmente gli edifici sono classificati dalla lettera «G» alla lettera «A», la lettera «G» corrisponde agli edifici più inquinanti e la lettera «A» quelli meno inquinanti.
In base alle nuove norme, il cui iter di approvazione non è ancora terminato:

  • gli edifici residenziali in Unione Europea entro il 2030 devono raggiungere almeno la classe energetica «E», mentre entro il 2033 la classe energetica «D»;
  • per gli edifici non residenziali e pubblici preesistenti, il raggiungimento della classe energetica «E» deve avvenire entro il 2027, mentre il raggiungimento della classe energetica «D» entro il 2030;
  • per quanto riguarda i nuovi edifici, se costruiti per fini pubblici devono avere la classe «A», emissioni zero, già a partire dal 2026, mentre per gli edifici privati devono essere costruiti con criteri che consentano le emissioni zero a partire dal 2028, ci sono quindi due anni di tolleranza.

Deve però essere sottolineato fin da ora che, secondo quanto afferma il Presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, la Direttiva prevede anche che i parametri per la classificazione degli immobili dovranno essere rivisti entro il 2025, questo vuol dire che eventuali interventi di riqualificazione energetica attuali potrebbero essere del tutto inutili perché potrebbero risultare non in linea con quanto poi sarà definito dall’Unione Europea.

Proprio per questo motivo è stato anche lanciato l’allarme Superbonus in quanto vi è il sospetto che molti interventi che in questi anni hanno portato al recupero di almeno due classi energetiche, potrebbero risultare inutili a fronte di eventuali nuovi parametri per la classificazione degli immobili.
Le parole testuali di Meloni sono

proprio l’esecuzione di un ampio spettro di interventi di riqualificazione compiuti prima del 2025 rischia di risultare inutile

Deve anche aggiungersi che il Superbonus ha riguardato in gran parte anche seconde case che, in base alla Direttiva, nella maggior parte dei casi non dovrebbero essere toccate dalla nuova normativa.

Immobili esenti

La direttiva prevede che ogni Paese può avere una quota di edifici esenti che rappresenti massimo il 22% del patrimonio immobiliare. Possono essere esentati:

L’iter di approvazione della direttiva Case Green è terminato?

È bene ribadire che l’iter di approvazione della direttiva Case green ancora non è terminato. Il 9 febbraio 2023 è arrivata l’approvazione da parte della Commissione europea.
Il 14 marzo 2023, in seduta plenaria a Strasburgo, il Parlamento europeo ha ratificato la direttiva COM(2021) 802 final 2021/0426(COD) sulla prestazione energetica nell’edilizia, più comunemente conosciuta come direttiva Case Green. Nella stessa è previsto che i Paesi dell’Unione Europea, dal 1° gennaio 2024, cessino di riconoscere bonus per l’installazione di dispositivi alimentati con fonti fossili, in poche parole non potranno più essere riconosciuti incentivi per l’installazione di caldaie a condensazione ( ma non solo).

Ora inizia la procedura per arrivare al negoziato tra Commissione, Parlamento europeo e Paesi membri dell’Unione Europea. Questa fase dovrebbe terminare nel mese di luglio 2023 e non è detto che non porti delle novità importanti, infatti non solo l’Italia, ma anche altri Paesi hanno dei dubbi sui contenuti della normativa.

Ad esempio, secondo l’Ance (Associazione Nazionale Costruttori Edili) in Italia per far in modo che tutte le case raggiungano la classe energetica «E», potrebbero volerci 630 anni. Sicuramente questa stima appare esagerata, ma mette in evidenza le possibili difficoltà che può avere un Paese, tra l’altro in difficoltà economiche e con un patrimonio immobiliare vetusto, ad applicare la Direttiva così come attualmente prevista. Perplessità sono state espresse anche dal Governo Meloni.
Raggiunto il negoziato, si apre l’ultima fase, cioè quella del recepimento della direttiva da parte dei Paesi Membri che dovrebbe iniziare dal 2025.

Chi finanzia il progetto Case green?

La Direttiva dell’Unione Europea prevede che vi siano interventi di tipo pubblico che possano aiutare a raggiungere gli obiettivi previsti nella direttiva Case green. Naturalmente ora non è semplice capire l’entità degli aiuti anche perché la stessa dipende dai fondi messi a disposizione dall’UE. Proprio in merito a questo punto il Presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, ha sottolineato che ad oggi la normativa prevede che i primi aiuti arrivino dal 2028, quindi in una data posteriore rispetto a quella in cui la normativa comincia a esplicare i propri effetti. A ciò deve aggiungersi che l’Italia è già particolarmente esposta a causa del buco nelle Casse creato dal Superbonus.

Sulle sole famiglie è invece difficile contare, infatti in base alle stime per poter effettuare lavori di riqualificazione energetica in grado di raggiungere gli obiettivi previsti dall’UE, per ogni abitazione si dovrebbero spendere circa 60.000 euro. Nel frattempo sono numerosi i proprietari che stanno già cercando di capire in quale classe energetica è inserito il proprio immobile. Se trattasi di vecchia abitazione è necessario richiedere, se già non è stato fatto in passato, un Attestato di Prestazione Energetica (APE), questo è redatto da un tecnico qualificato in seguito a sopralluogo.

Vantaggi della direttiva Case Green

Fino ad ora sono stati sottolineati gli elementi che rappresentano dei dubbi sulla direttiva Case green, ma occorre dire che in realtà la disciplina potrebbe portare anche molti vantaggi. Abbassare il livello di emissioni inquinanti vuol dire infatti migliorare la qualità della vita di tutti e tutelare la salute pubblica. L’inquinamento infatti è causa di molte patologie anche particolarmente invalidanti. Inoltre fin dall’esecuzione dei primi interventi di efficientamento, compreso l’uso di energie rinnovabili, sarà possibile notare una riduzione dei costi energetici. Si stima che per un’abitazione che passa dalla classe energetica «G» alla «E», il risparmio in bolletta possa essere di circa 3.000 euro l’anno.

Iscriviti a Money.it