Bonus nascite, ecco perché non funzioneranno (e cosa serve davvero alle famiglie)

Patrizia Del Pidio

19/10/2023

I bonus nascite stanziati dal Governo non aiuteranno sicuramente a far salire il numero dei nuovi nati. Il motivo è molto semplice: non danno il giusto aiuto alle famiglie, quel che serve è altro.

Bonus nascite, ecco perché non funzioneranno (e cosa serve davvero alle famiglie)

Da mamma ho sorriso nell’apprendere quali sono le misure con le quali il Governo vorrebbe indurre le famiglie a fare più figli. Un sorriso amaro perché parte dalla consapevolezza che i bonus nascite non serviranno a far aumentare i nuovi nati, anche se saranno un ottimo aiuto (in più) per chi i figli già ce li ha.

Le intenzioni del Governo, però, non erano queste, si vuole invertire la tendenza demografica e spingere le coppie ad avere più figli. La strada, a mio avviso, non è questa però.

I bonus nascite previsti dalla Legge di Bilancio

La Legge di Bilancio 2024 prevede diverse misure mirate proprio, secondo le intenzioni dell’esecutivo, ad aumentare le nuove nascite:

Restano, poi, in vigore gli aiuti alle famiglie che già ci sono tra i quali, sicuramente, il più importante è l’assegno unico per i figli e le detrazioni per le spese sostenute per i figli a carico.

L’incentivo migliore, quello che veramente avrebbe potuto fare la differenza, però, non è stato introdotto: il bonus gioventù che garantiva 250 euro al mese per i figli con età compresa tra i 7 e i 25 anni a patto che fossero studenti di scuola o di università.

Perché i bonus non bastano?

A conti fatti, quindi, le uniche novità che ci sono nel 2024 per sostenere i genitori sono la decontribuzione per le madri di almeno due figli e il bonus nido gratis per il secondo figlio.

Analizziamo le due misure e cerchiamo di capire cosa verrebbe in tasca ai genitori che decidessero di fare, proprio grazie a questo incentivo, un secondo figlio.

Con la decontribuzione per le mamme lavoratrici, nell’immediato il guadagno netto in busta paga è molto basso, visto che anche per il 2024 resta in vigore lo sgravio contributivo del 6% e del 7% in base al reddito del lavoratore. Di fatto le mamme con 2 o più figli si troverebbero ad avere al massimo 85 euro lordi in più in busta paga (circa 60 euro netti) ma solo per le lavoratrici con busta paga lorda che supera i 2.500, altrimenti l’importo sarebbe più basso. Al termine dello sgravio contributivo che interessa tutti i lavoratori i benefici per le mamme salirebbero a 247 euro lordi circa al mese, a cui, ovviamente, si deve detrarre l’Irpef.

A questo si aggiunge l’asilo nido gratis per il secondo figlio, che sembrerebbe una bella iniziativa se non fosse che si tratta solo di un rafforzamento dell’attuale bonus nido (272 euro circa per ogni figlio) che sarebbe incrementato dal secondo figlio in poi. Si tratta di un bonus, però, che quasi mai va a coprire il reale costo dell’asilo nido e la differenza devono mettercela le famiglie se mamma e papà vogliono continuare a lavorare e non ci sono nonni in grado di dare una mano con i bambini.

Di fatto, quindi, una famiglia dovrebbe decidere di mettere al mondo un nuovo figlio nel 2024 con un incentivo di soli 60 euro netti e con la speranza di rientrare nel bonus asilo nido rafforzato (per il quale ricordiamo sono stati stanziati solo 180 milioni di euro che potrebbero non bastare per tutti i figli successivi al primo iscritti al nido)? Ovviamente c’è poi l’assegno unico che per chi ha un Isee fino a 16.215 ha un importo mensile di 189 euro.

Non è questo che serve per incentivare le nascite

Mettere al mondo un figlio è una responsabilità grandissima non solo dal punto di vista morale, ma anche economico. Un figlio costa e sicuramente gli aiuti statali danno una mano. Per una famiglia che ha un Isee che non supera i 16mila euro, però, a fare la differenza non sono i 189 euro dell’assegno unico o i 60 euro della decontribuzione per le mamme, né tanto meno l’asilo nido gratis.

Per i primi anni di vita un figlio costa molto tra pannolini e prodotti per l’infanzia, sempre che si sia fortunati e si nutra con il latte materno perché altrimenti le spese lievitano, e non poco, per l’acquisto del latte artificiale.

Le spese da mettere in conto per i figli

Man mano che i figli crescono, però, contrariamente a quello che si può pensare, crescono anche le spese. È pur vero che non si devono più acquistare i pannolini e i prodotti per la prima infanzia (compreso il latte in polvere), ma le esigenze di un bambino crescono con l’età. Arriva la spesa per lo sport perché un bimbo ha bisogno di fare sport per crescere sano e in forma.

E poi con l’adolescenza iniziano anche le spese per la scuola, che pur essendo obbligatoria fino a 16 anni non è gratuita come la Costituzione prevede. Certo, non si paga l’iscrizione e la frequenza, ma dalla prima media in poi il costo dei libri e del materiale scolastico sono un vero e proprio salasso per le famiglie. A questo va poi aggiunto che non sempre si abita nei pressi della scuola che il figlio frequenta e si deve sostenere anche il costo dell’abbonamento per i trasporti pubblici.

C’è il bonus trasporti, è vero, ma non è certo che venga rifinanziato nei prossimi anni, e questa è una spesa da mettere in conto. Poi arriva l’Università e se si ha la fortuna di vivere abbastanza vicini a un Ateneo si dovranno sostenere solo le tasse di iscrizione, frequenza e il costo dei libri e dei trasporti. Se si vive, invece, in zone remote, si dovrà sostenere anche il costo del mantenimento dello studente fuori sede, ovvero vitto e alloggio per il figlio che dovrà trasferirsi nei pressi dell’Università.

Tutto questo senza considerare le eventuali spese per il divertimento perché un ragazzino, un adolescente e un giovane hanno bisogno di divertimento e non hanno la possibilità di avere soldi propri fino a una certa età.

Cosa servirebbe alle famiglie per mettere al mondo figli con serenità

Per far crescere la natalità in Italia la cosa giusta da fare, a mio avviso, è rendere le famiglie più sicure prima di tutto dal lato economico. Intervenire, quindi, sulla precarietà del lavoro e sulla disoccupazione potrebbero essere punti cruciali per rendere le finanze di un nucleo familiare più stabili.

Dal punto di vista di misure mirate, invece, la prima cosa che servirebbe in Italia sarebbe quella di rendere attuativa l’articolo 34 della Costituzione che prevede la scuola obbligatoria gratuita. Questo non dovrebbe riguardare solo l’iscrizione o la frequenza (perchè, diciamoci la verità, le tasse erariali che si pagano al quarto e quinto anno delle superiori, quando la scuola non è più obbligatoria e gratuita, superano di poco i 20 euro l’anno), ma i materiali scolastici che dovrebbero essere messi a disposizione dallo Stato, libri in primis, così come avviene nelle scuole elementari.

Altro passo da fare sarebbe quello di permettere la detrazione di tutto il materiale scolastico che le famiglie acquistano per l’istruzione dei figli, e non mi riferisco solo a quaderni e penne, ma al corredo necessario per affrontare le materie tecniche ed artistiche fin dalle scuole medie. Nelle detrazioni, poi, dovrebbero rientrare anche tutte le spese che si effettuano per la prima infanzia, dai pannolini al latte artificiale che le famiglie sono obbligate ad acquistare per superare i primi anni di vita dei figli.

Come avviene in molti Comuni Italiani (Bologna ne è un esempio) sarebbe auspicabile che l’abbonamento ai mezzi di trasporto per gli studenti divenisse gratuito limitatamente al tragitto casa - scuola.

Con questi interventi, accompagnati, ovviamente, dall’assegno unico per i figli e a una finanza più stabile dei nuclei familiari, non credo che le coppie avrebbero grossi problemi a mettere al mondo il secondo figlio, soprattutto se questo non andasse a limitare l’occupazione femminile: servirebbe, quindi, anche un incremento dei nidi comunali e delle strutture in azienda in cui poter lasciare i figli non ancora in età scolare.

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