Perché i tassi d’interesse alti della Bce non stanno fermando l’inflazione: la strategia italiana contro il rischio recessione

Giacomo Andreoli

03/11/2022

Il governo Meloni è preoccupato per la politica monetaria restrittiva della Bce e fa leva sul membro italiano del comitato esecutivo Panetta, mentre arrivano critiche dal mondo industriale europeo.

Perché i tassi d’interesse alti della Bce non stanno fermando l’inflazione: la strategia italiana contro il rischio recessione

La strategia di politica monetaria restrittiva della Banca centrale europea convince sempre meno. Sulle mosse dell’istituto guidato da Christine Lagarde aumentano i dubbi di alcuni governi e di parte del mondo industriale europeo. In particolare ad essere preoccupata è l’Italia, con Confindustria che critica apertamente Francoforte e il governo di Giorgia Meloni, in continuità con Mario Draghi, che spinge sul membro italiano del comitato esecutivo, quel Fabio Panetta già corteggiato dalla presidente del Consiglio per fare il ministro dell’Economia, per alleviare il possibile effetto recessivo.

Il pericolo insomma è che, essendo il rialzo dei prezzi guidato per lo più da un fattore esogeno come la crisi energetica, la depressione della domanda e degli investimenti indotta dal rialzo dei tassi di interesse della Bce, senza un intervento europeo definitivo sul gas, porti a una spirale solo negativa, senza ridurre l’inflazione.

Inoltre, in un momento in cui i debiti pubblici continuano a salire per provare a sostenere famiglie e imprese, preoccupa la riduzione di acquisti di titoli pubblici da parte della Banca, seppur con la flessibilità garantita dal nuovo scudo anti-spread, che sostituirà il Quantitative easing. La battaglia, come al solito è tra Paesi del Sud Europa e falchi del nord, spesso supportati dalla Germania.

La difesa di Lagarde

Lagarde ha ribadito che la Bce è concentrata sull’obiettivo della stabilità dei prezzi e “lo raggiungerà”, usando “tutti gli strumenti disponibili”. Per la presidente “ognuno deve svolgere il proprio compito. Il nostro è mantenere la stabilità dei prezzi, e quando l’inflazione si allontana dall’obiettivo del 2% come adesso, il nostro dovere è domarla”. Della serie: noi utilizziamo gli strumenti classici di politica monetaria e sta ai governi europei predisporre eventuali politiche di bilancio espansive, con nuovi fondi comuni e mosse per ridurre la speculazione.

Secondo la presidente le scelte della Bce “non ridurranno in un giorno il prezzo della benzina, che è circa il 40% dell’inflazione, né rimuoveranno gli ostacoli alle catene produttive, ma il nostro compito primario è fermare qualsiasi accomodamento monetario che stimoli la domanda, specie quelli varati durante la pandemia”.

I consigli di Panetta

Panetta, però, è intervenuto pubblicamente, predicando prudenza. Aprendo la Ecb Money Market Conference a Francoforte ha spiegato che “la calibrazione della nostra posizione non deve fare perno su una visione unilaterale dei rischi”: altrimenti la stretta della Bce potrebbe “causare troppa volatilità sui mercati e un protratto rallentamento economico oltre quello che è necessario per stabilizzare l’inflazione nel medio termine”.

Secondo l’economista italiano, nel calibrare la normalizzazione della politica monetaria, “dovremo considerare attentamente la resilienza della nostra economia, gli impatti delle decisioni monetarie prese globalmente, e le minacce emergenti alla stabilità finanziaria”. Si tratta quindi di mantenere un difficile equilibrio, tra inflazione da ridurre e “rischi al ribasso per l’attività economica”.

Inoltre per Panetta quando la Bce deciderà di ridurre il portafoglio di titoli di Stato acquisiti negli ultimi anni con il Quantitative easingè preferibile una riduzione controllata, nella quale solo i bond in scadenza oltre un certo livello non vengono reinvestiti, rispetto a vendite condotte attivamente che potrebbero destabilizzare i mercati in un clima finanziario già volatile”. Quello che va evitato, insomma, “è un’interruzione improvvisa del credito all’economia”.

Il viaggio di Meloni a Bruxelles

Nel frattempo oggi Meloni è a Bruxelles, dove incontra la presidente della Commissione Ue Ursula von der Leyen, portando anche il grido di sofferenza del mondo industriale italiano. Secondo il numero uno di Confindustria, Carlo Bonomi, affrontare l’inflazione “solo con il rialzo dei tassi, come sta facendo la Fed in America, è sbagliato: il loro rialzo dei prezzi è dovuto alla crescita, mentre il nostro è importato perché dovuto alla crisi energetica”.

Meloni ha anche visto a pranzo il commissario all’Economia Paolo Gentiloni. Non un incontro di piacere: l’obiettivo è cercare di portare la Commissione dalla parte dell’Italia nonostante il governo non sia ben visto dalla maggior parte delle cancellerie europee. Per intervenire con una nuova politica di bilancio comune contro il caro-energia e per limitare i falchi all’interno della Bce. Quest’ultima è formalmente un organo indipendente, ma i colloqui con gli altri organi Ue sono all’ordine del giorno.

Secondo Joachim Nagel, presidente della Bundesbank e consigliere della Bce, lo scudo anti-spread annunciato dalla Bce non sarebbe uno strumento “fatto per finanziare alcuni Paesi”. Nagel, per Bloomberg, avrebbe aggiunto che la Banca centrale non può esimersi dall’aumentare i tassi d’interesse contro l’inflazione. Se a questo si aggiungono le dichiarazioni del vice presidente della Commissione Ue, Valdis Dombrovskis, secondo cui “questo è il momento della prudenza nelle politiche di bilancio” è chiaro che Meloni avrà molto da fare per cercare di indirizzare a favore dell’Italia la rotta delle politiche economiche europee.

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