Parla l’investitore Alessandro Petrich: “Abbiamo bisogno di politiche che incentivino le startup e che non si interrompano ad ogni cambio di governo”.

Marta De Vivo

9 Dicembre 2022 - 15:00

Qual è la situazione delle startup italiane? Ne abbiamo parlato con Alessandro Petrich.

In questa intervista con Alessandro Petrich, esperto di investimenti, parliamo dell’ecosistema startup e del mercato europeo. Alessandro ci spiega che il settore sta vivendo una fase di accelerazione e che stanno finalmente nascendo gli “italian champions”, ovvero quelle realtà “Made in Italy” che vengono riconosciute dai finanziatori stranieri.

L’Italia è indietro nel gioco delle startup, dove ci vuole tempo per produrre risultati (il famoso “scaleup”). Una delle ragioni di ciò, è proprio che gli investimenti devono ancora crescere in modo considerevole, affinché l’Italia possa superare altri Paesi europei, però se si considera che l’Italia è all’ottavo posto nel mondo per Pil, non ci sono dubbi che ci sia una forte base economica da cui attingere. Alessandro ci racconta anche che gli incubatori di startup, differentemente da quanto si possa pensare, hanno la capacità di diventare essi stessi investitori e acquistare quote delle imprese e delle organizzazioni incubate investendo denaro o chiedendo dei compensi in cambio servizi (il cosiddetto «work for equity»).

I costi principali per gli incubatori sono legati ai costi operativi, ai servizi di orientamento manageriale e alla formazione. D’altro canto, i profitti vengono realizzati principalmente attraverso i servizi offerti e le attività di consulenza. Alessandro poi rimarca l’importanza del supporto statale per le imprese: “Gli interventi da parte dello Stato stanno cominciando ad avere i loro effetti, quindi forse cominceremo a intravedere anche degli unicorni italiani. Abbiamo bisogno di politiche che incentivino le startup e che non si interrompano a ogni cambio di governo”.

Un elemento di preoccupazione infatti è che anziché progredire, si regredisca. Purtroppo Alessandro ci spiega che ciò è già avvenuto: “Abbiamo fatto un passo indietro, a un certo punto avevano tolto il passaggio dal notaio per la costituzione di una startup e adesso lo hanno reintrodotto, tutta questa burocrazia allontana gli investitori esteri”.

La burocrazia è uno degli elementi che più rende problematica la crescita dell’ecosistema startup in Italia, ci tiene a rimarcare Alessandro. Petrich si focalizza molto anche sul team: “Vanno scelti i giusti compagni di viaggio per fondare un’azienda. È importante scegliere le personalità adeguate, uno dei classici motivi per i quali una startup fallisce è perché i founders litigano”. Infine rivolgendosi agli aspiranti imprenditori, dà un consiglio: “Lavorare in una grande azienda ti dà un metodo di lavoro ma quel metodo non deve essere considerato una bibbia. In una startup invece questo metodo non c’è e si viaggia alla velocità della luce, ogni giorno è una nuova sfida. Si vedono mercati diversi e si imparano cose nuove, è un acceleratore di carriera. Se potessi parlare al me di 18 anni gli direi di buttarsi subito e fondare una startup, ci si può lanciare più velocemente a quell’età. Gli direi di non avere paura”.

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