Investire in Asia puntando alla ripresa post-Covid

Pierandrea Ferrari

28/10/2020

Mentre l’Europa e gli Stati Uniti rallentano sulla scia della seconda ondata del coronavirus, l’Asia si mostra resiliente e subirà un impatto economico limitato secondo gli analisti. Ecco dove investire.

Investire in Asia puntando alla ripresa post-Covid

La seconda ondata del coronavirus agita le principali economie mondiali.

Dopo i difficili mesi primaverili che hanno portato alla recessione più grave dal secondo dopoguerra, USA ed Europa levano nuovamente gli scudi di fronte all’aumento dei contagi. Ma in uno scenario di crisi generalizzata l’Asia offrirebbe al momento delle ottime opportunità di investimento.

La pandemia ha infatti modificato radicalmente i modelli di consumo. Il maggiore orientamento verso i beni (a discapito dei servizi) nel mondo occidentale ha permesso all’Asia di accrescere il proprio export, portando gli osservatori a sostenere che la seconda ondata non produrrà un impatto economico rilevante nel continente.

L’Asia resiste al coronavirus: ecco dove investire secondo gli analisti

Secondo Dan Fineman, analista di Credit Suisse, alcuni paesi asiatici si contraddistinguono per la capacità dimostrata sinora nel gestire la pandemia. Tra questi vi è la Corea del Sud che, dopo essere stata sopraffatta dal virus a marzo, ha contenuto con successo il contagio grazie a un sistema di tracciamento fondato sui big data.

L’outlook sull’export coreano è migliorato, ma le buone notizie riguardano anche Australia e Singapore che, come già successo per la Corea del Sud, hanno limitato la diffusione del virus con un efficace sistema di tracciamento, proteggendo così l’economia interna. Secondo l’analista, inoltre, l’interesse verso Hong Kong e la Thailandia potrebbe accrescere se i test sul vaccino attualmente in corso dessero segnali incoraggianti (entrambe le economie sono state fortemente colpite dalla pandemia).

Per i mercati emergenti è decisivo il pacchetto di stimoli USA

Secondo Tai Hui, analista di JP Morgan, l’assenza di un ulteriore pacchetto di stimoli economici negli Stati Uniti potrebbe comportare un forte rischio per il debito corporate. Con l’avvicinarsi delle elezioni presidenziali (3 novembre) il tempo a disposizione dei Repubblicani per trovare un accordo con i Democratici è ora ridotto e, come riferito da Larry Kudlow, consigliere economico della Casa Bianca, le trattative hanno subito un rallentamento, sebbene siano ancora in corso.

Da una ripresa economica graduale ma costante ne trarranno beneficio sia gli asset dei mercati emergenti sia i debiti societari high-yield europei e statunitensi. I mercati emergenti saranno particolarmente spinti dalla ripresa, grazie anche alla possibilità concreta di prossimo indebolimento del dollaro statunitense.

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