Eurozona: la recessione arriverà davvero? Come cambierà la BCE con Lagarde?

C. G.

04/10/2019

La BCE di Lagarde, tra rischio recessione, tassi di interesse e QE. La view di Paolo Cardenà a Investing Roma 2019

Eurozona: la recessione arriverà davvero? Come cambierà la BCE con Lagarde?

Tassi di interesse BCE, Quantitative Easing e probabilità di recessione.

Sono questi gli argomenti discussi con Paolo Cardenà, Private Banker dei maggiori gruppi bancari italiani iscritto all’albo dei consulenti finanziari, incontrato da Money.it a Investing Roma 2019.

In occasione di quello che è uno dei più importanti appuntamenti per il mondo dell’economia e del trading abbiamo cercato di rispondere ad alcune domande fondamentali: come cambierà la politica monetaria dell’Eurozona sul fronte QE? I tassi di interesse risaliranno prima o poi? Quanto è probabile oggi l’arrivo di una nuova recessione?

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Dott. Cardenà, l’uscita di scena di Draghi e un Consiglio quasi del tutto rinnovato ribalteranno la situazione soprattutto sul fronte QE? In altre parole, secondo le sue previsioni, la politica monetaria della BCE cambierà in maniera significativa?

Secondo me Draghi nell’ultima riunione ha tracciato il lavoro della Lagarde per i prossimi anni, tanto che ha previsto un Quantitative Easing senza scadenza, che è una cosa insolita per le banche centrali.

Non credo che la BCE diventerà imprevedibile o instabile. Sicuramente molto dipenderà dalle capacità politiche della Lagarde. Un elemento di successo di Draghi è stata la sua capacità politica di far digerire il QE alla BCE.

Se veramente vogliamo una banca centrale al livello delle altre grandi banche bisognerà demolire i requisiti di capital key sugli acquisti. Essa dovrà essere libera di comprare debito italiano senza essere costretta a comprare debito tedesco perché Italia e Germania sono due economie diverse che hanno bisogno di politiche monetarie differenti.

Questa secondo me è una grande sfida che riguarderà il prossimo decennio della BCE. Forse non ci si arriverà mai, però secondo me sarebbe un elemento in grado di rafforzare l’euro, non nella valutazione, ma nella struttura. Altrimenti sarà sempre un rischio. Se l’euro esisterà fra 10-15 anni? Non ci metto la mano sul fuoco. Sul dollaro ce la metto.

Qualche previsione sul taglio dei tassi. La normalizzazione è così improbabile?

È improbabile e improponibile che ci sia anche in questa fase qui. Noi dovremmo ripercorrere un po’ tutta la storia del decennio post-crisi. Abbiamo visto i vari QE della Fed, di BoJ e della BCE. Quest’ultima ha smesso solo per un breve periodo.

La Federal Reserve che è stata supportata comunque da un ciclo economico favorevole, ha portato i tassi all’incirca a meno della metà di quelli che erano i tassi sui Fed fund prima della crisi del 2008. E poi ha cercato di ridurre il bilancio.

Tutto ciò ha creato delle condizioni restrittive a livello globale per cui la Fed ha dovuto fare marcia indietro. Secondo me alla luce dell’esperienza americana (malgrado un ciclo economico abbastanza sostenuto ha guadagnato poco spazio nei tassi e ridotto di poco il bilancio) possiamo pensare che la BCE questo bilancio non lo ridurrà mai. Non lo vedo possibile almeno per i prossimi 10 anni.

Sul fronte tassi...noi stiamo parlando di una Federal Reserve che ha aumentato quelli sui Fed fund di due punti e mezzo. Ma qua parlare di aumento dei tassi in Eurozona è improponibile. Ammesso che aumentino tra qualche anno (se le condizioni miglioreranno e il quadro inflattivo migliorerà) io faccio fatica a pensare che il target della BCE arriverà sui livelli che abbiamo conosciuto prima della crisi.

Al massimo saranno ritocchi di 0,25-0,50. Lo vedo abbastanza improponibile nel prossimo futuro. È del tutto improponibile l’aumento. L’Europa rischia di andare in recessione con una crescita economica globale che è stata abbastanza favorevole fino a qualche mese fa.

Poi se dovesse esserci uno shock fiscale magari potrebbe cambiare lo scenario, ma dovrebbe essere talmente ampio e robusto da generale un quadro inflattivo più favorevole in un contesto in cui ci sono tendenze deflattive.

Pensiamo all’invecchiamento della popolazione, all’innovazione tecnologica introdotta sui processi aziendali, all’elevato debito pubblico e privato di molti Paesi. Tutti questi fattori esercitano pressioni al ribasso sui prezzi e conseguentemente sui rendimenti. Quindi io non ho grandi aspettative di aumento dei tassi in giro per il mondo e soprattutto in Eurozona.

Ultimamente si parla spesso di recessione dell’Eurozona, ma quanto è probabile?

Molto probabile. Non so quando arriverà. Ma c’è una significativa probabilità. Sicuramente è l’area economica che rischia di più, anche a confronto con l’Asia e con gli Stati Uniti. Siamo in un contesto di rallentamento conclamato.

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