BCE: 5 domande da fare a Draghi oggi in conferenza stampa

Livio Spadaro

21 Gennaio 2016 - 08:56

Oggi il focus dei mercati europei è concentrato sulla conferenza stampa del presidente BCE Mario Draghi. Ecco 5 domande da fare alla conferenza stampa odierna.

BCE: 5 domande da fare a Draghi oggi in conferenza stampa

Oggi è prevista la pubblicazione dei tassi di riferimento dell’Eurozona per le ore 13:45 ai quali seguirà la consueta conferenza stampa del presidente della BCE, Mario Draghi alle ore 14:30. Il focus degli operatori europei è concentrato sulle parole che il presidente pronuncerà nella conferenza stampa per cercare di capire le intenzioni della BCE in merito alle questioni di politica monetaria.

Numerosi esperti non si aspettano un intervento dell’istituzione centrale europea, visto lo scarso lasso di tempo intercorso tra la giornata di oggi e l’ultima riunione della BCE di Dicembre. Tuttavia, gli analisti prevedono che Draghi si mostrerà molto accomodante, lasciando la porta aperta a futuri interventi della BCE nel caso ce ne fosse bisogno.

Conferenza Draghi: attenzione alla dialettica

Quest’oggi l’attenzione dell’Europa è proiettata sulla conferenza stampa del presidente della BCE Mario Draghi dalla quale probabilmente emergeranno importanti indicazioni sulle future evoluzioni della politica monetaria europea.

Con ogni probabilità oggi la BCE deciderà di non agire, visto che l’ultima riunione è stata tenuta poco più di un mese fa, nella quale è giù stata decisa una modifica della politica monetaria attuale dell’Eurozona.

Bisognerà prestare molta attenzione alla dialettica del presidente della BCE perché da lì si riusciranno a capire le intenzioni dell’istituto centrale europeo. Nell’ottica di cosa potrà succedere nei prossimi mesi, ecco quali potrebbero essere delle domande da fare al presidente BCE.

Ecco 5 domande da fare al presidente della BCE Mario Draghi.

1) Inflazione Eurozona: si allungano i tempi di raggiungimento del target?

La BCE ha come primo obiettivo il perseguimento del target di inflazione del 2%. Obiettivo che al momento sembra molto ambizioso visto che i prezzi al consumo stentano a decollare e il contemporaneo crollo del petrolio rischia di generare una spira deflativa.

La BCE in questo senso potrebbe decidere di allentare i tempi di recupero dell’inflazione puntando sul fatto che, almeno nel breve termine, il crollo dei prezzi petroliferi stimola i consumi soprattutto in quei Paesi che sono grandi importatori (come l’Italia) a cui tutto sommato un prezzo del petrolio basso fa solo che comodo.

La BCE quindi, prevedendo che i prezzi del petrolio continuino a scendere, dato il nuovo apporto sull’offerta di greggio da parte dell’Iran, potrebbe decidere in futuro di estendere ulteriormente la durata del Quantitative Easing (QE) in modo da permettere un raggiungimento più graduale dei target di inflazione.

2) Caso Cina: è preoccupante?

Le maggiori paure dei mercati finanziari, non solo europei ma di tutto il mondo, si concentrano sul rallentamento economico che si sta verificando in Cina. Il Paese asiatico è di fondamentale apporto per le economie di tutto il mondo, visto che è il primo importatore di materie prime e di petrolio.

Il rallentamento economico cinese è di difficile quantificazione, visto che molti investitori sono dubbiosi sulla veridicità dei dati macroeconomici rilasciati dalle autorità cinesi. Tuttavia, il rallentamento economico cinese dovrebbe stabilizzarsi nel corso dei prossimi anni ed il presidente Xi Jinping ha già dichiarato che l’obiettivo minimo di crescita del PIL per i prossimi anni è del +6,5%.

Tutto sommato sarebbe un buon risultato visto che la crescita del PIL di molte economie sviluppate è poco al di sotto dell’1% o addirittura piatta. Tuttavia è vero anche che un appoggio meno marcato della Cina richiederà nuovi stimoli monetari da parte della Banca Centrale Europea che in questo senso potrà tagliare ulteriormente i tassi di deposito facendo in modo di stimolare la circolazione di moneta nelle economie e di riflesso incoraggiare gli investimenti nei settori economici.

3) Cosa succede se la Fed non rialza i tassi come programmato?

Gli Stati Uniti stanno attraversando un periodo tribolato a livello economico. La stretta della Federal Reserve, seppur minima, potrebbe avere effetti recessivi sull’economia americana. I dati sull’inflazione pubblicati ieri sono stati piuttosto deboli, con l’inflazione che su base mensile è scesa deludendo le attese così come quella annuale.

Gli utili trimestrali delle società statunitensi mostrano una sostanziale stabilità dei fatturati che a lungo andare non aiuta le aziende a migliorare gli utili. Inoltre, il Dollaro americano potenzialmente più forte non aiuta i Paesi emergenti e i prezzi delle materie prime che potrebbero continuare a scendere vorticosamente rischiando di scatenare un’ondata di deflazione.

La Federal Reserve potrebbe decidere di abbandonare il rialzo dei tassi programmato per quest’anno o comunque potrebbe scegliere di rialzarli più gradualmente. In questi casi il Dollaro perderà forza, contrastando la politica monetaria della BCE che tende invece a deprezzare l’Euro per spingere le esportazioni dell’Eurozona.

Le armi della BCE in questo caso sono 2: aumentare monetariamente il QE, creando eccesso di offerta di moneta e di conseguenza svalutandola oppure, ipotesi molto difficile, convincere la Germania ad abbassare il surplus commerciale per permettere agli altri Paesi europei di prendere una boccata d’ossigeno.

4) Italia: come finirà la questione sui crediti deteriorati?

Il Bel Paese è lo Stato dell’Eurozona che in questi giorni ha subito le maggiori perdite in termini borsistici con il settore bancario italiano preso di mira dalla speculazione ribassista.

L’Italia sta cercando di affrontare il delicato caso della bad bank con le istituzioni UE, veicolo necessario per permettere al sistema bancario nostrano di ripulire parte dei crediti deteriorati detenuti (che in totale ammontano a 3 volte la media europea). Le tensioni tra Italia e UE si stanno leggermente affievolendo, con diversi membri europei che stanno cercando di aprire una via di dialogo con il governo italiano.

La BCE in questo senso può solo prepare il piano di risoluzione per quelle banche più in difficoltà come MPS e Carige le quali hanno un ammontare di crediti deteriorati decisamente elevato. E’ probabile che alla fine dei giochi politici in corso, si deciderà di risolvere la questione dei crediti deteriorati usando un mix di bad bank e Bail-in in modo da accontentare entrambe le fazioni in gioco.

5) Come intende agire la BCE se dovesse arrivare una nuova crisi?

Come abbiamo visto nelle domande precedenti, la situazione economica globale non è delle migliori. C’è la possibilità che intervengano forze recessive sia da Est che da Ovest.

Parte della soluzione a tale evenienza viene dai prezzi del petrolio che se dovessero comunque recuperare parte del terreno perso, aiuterebbero le economie dei Paesi esportatori a ritrovare respiro.

Nel breve-medio termine questa evenienza sembra scartabile viste le intenzioni dell’Opec ed il ritorno dell’Iran che spingeranno ancora più a ribasso i prezzi del greggio. Cosa può fare la BCE in questi termini? Per evitare un tracollo dei mercati europei Draghi e l’istituzione centrale europea potrebbero decidere di aumentare non solo monetariamente il Quantitative Easing ma di estendere la tipologia di strumenti acquistabili (se necessario anche azioni o bond corporate) per sostenere i mercati finanziari europei.

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